A Lazzaro in Calabria sventola sulla spiaggia de l’Accademia la Bandiera Libera

L'Accademia sul mareA Lazzaro in Calabria sventola sulla spiaggia de l’Accademia la Bandiera Libera
Da sabato 7 giugno sventola sulla spiaggia de l’Accademia a Lazzaro, in Calabria, la bandiera di Libera, l’associazione guidata da Don Luigi Ciotti.

Conferma del riscatto, sia morale che sociale, in una spiaggia, che da oggi, è ancora più….. libera, per un messaggio di legalità per la denuncia del proprietario de l’Accademia, lo chef Lazzarese Filippo Cogliandro, che ha detto no all’oppressione della n’drangheta denunciando i suoi estortori e diventando un punto di riferimento della lotta alla criminalità organizzata e alle sue vessazioni al tessuto socio-economico di Reggio Calabria.

Oggi Lazzaro vive in l’atmosfera di un territorio rinnovato che tenta di progredire, liberandosi dalle prigioni che derivano dalla cultura della sopraffazione e dell’illegalità, un paese in crescita che difende la dignità, creando movimento e occupazione, perché sia di esempio alle nuove generazioni e perché……..il silenzio uccide.

1(1)La Spiaggia apre dal 7 giugno e la Bandiera di Libera inizierà a sventolare accarezzata dal vento di scirocco ……e torneranno le grida e le risate, il canto e la musica, i balli e suoni, giovani e vecchi, insieme, per un coro di voci, per rompere il silenzio……perché, come dice Filippo Cogliandro….il silenzio uccide!!!!
Ma Filippo Cogliandro non è più solo, ha tutto il mondo intorno, sia di persone che la comunicazione, ha ianugurato la serie degli eventi di PanoramaItalia, per festeggiare i 25 anni del settimanale Panorama e, per l’inaugurazione della Spiaggia Libera è circondato da amici….con la presenza delle più alte cariche dello Stato, sia locali che nazionali, il Patrocinio dell’Osservatorio contro la ‘Ndrangheta e il suo Presidente Attilio Tucci, il Prefetto di RC e il Procuratore Capo di RC Federico Alfiero de Raho ed infine don Luigi Ciotti, sempre presente con Filippo, influendo enormemente con il suo Patrocinio dell’Associazione Libera.
L’ACCADEMIA RISTORANTE GOURMET
DI COGLIANDRO FILIPPO
Lungomare Cicerone – Lazzaro,
8989065 MOTTA SAN GIOVANNI (RC)
tel.: 0965714132

Nella foto allegata: Lo Chef Filippo Cogliandro abbraccia don Ciotti in occasione della nascita di Reggio Libera Reggio

Suggerita da Cristina

“L’Osteria d’autore”

“L’Osteria d'autore”

“L’Osteria d’autore”

“L’Osteria d'autore”

“L’Osteria d’autore”

“L’Osteria d’autore”
Una cucina gourmet in un borgo toscano
un sogno in tavola, il sogno meraviglioso di Fabio Tira
Un borgo, alle pendici del Pratomagno, la torre del 1300, disegnata da Arnolfo di Cambio, svettante e altera, ma qui, lontano dalla folla, dalla città vibrante di lavoro, caotica, piena di stress…ci si immerge in una oasi ovattata
Sembra impossibile, ma percorrere pochi chilometri e trovarsi in un mondo diverso, completamente nuovo e antico…..il borgo di Castelfranco di Sopra, un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, immerso in una dimensione fiabesca; il nostro è un viaggio prezioso che si snoda tra irresistibili gastronomie e vini selezionati iniziando dallo splendido viale che conduce alla villa, già questa è una promessa, un invito a lasciarsi tutto alle spalle per entrare in una dimensione di straordinaria bellezza. Questa incantevole dimora , curata con grande passione, svela infatti le sue antiche origini attraverso la minuziosa ricerca di materiali. Stanze sospese dal tempo, la mise en place raffinata, candele e fiori per vivere un’atmosfera di grande unicità, ampie e luminose vetrate, affacciate sul rigoglioso verde circostante, l’alternarsi dei fiori e dei colori, le stagioni, il tempo…….
Qui è il regno di Fabio Tira, un personaggio giramondo, curioso, eclettico, mai soddisfatto, esigente, colto….grande successo in Inghilterra ma l’Italia nel cuore, e finalmente un locale tutto suo, a sua immagine, curato, sofisticato e rigoroso, per proposte e sapori non banali, la zona è in un crocevia toscano, pari chilometri fra Firenze ed Arezzo, un locale scovato fra i tesori della nostra Toscana…..L’Osteria d’Autore a Castelfranco di Sopra.
La sua brillante creatività e la sua voglia di sperimentare sono alla base della sua cucina che ha come protagonista la natura e i prodotti del territorio. Una cucina sofisticata nella sua semplicità, curata, ricercata, naturale….fatta da materia ……proprio per quel suo modo straordinario di esaltare la materia prima, interpretandola con una personalissima elaborazione.
Sedetevi, mettetevi comodi: va in scena Fabio Tira, il primo attore, sul palcoscenico ricco di charme e profumi, di personaggi e di interpreti, lui evoca, descrive, e cerca di narrare i personaggi di quel fantastico mondo che si nasconde dietro a quel saper fare e promuovere una gastronomia unica e originale come quella che sa offrire. Per chi scrive raccontare un ristorante, la sua cucina e i suoi protagonisti senza cadere nel banale, nel retorico o nel già visto non è semplice. Raccontare qualcosa di originale, non stereotipato, che evochi il gioco sottile con cui si intrecciano le emozioni di chi si aggira intorno ai fuochi e ai fornelli da anni, soddisfacendo il piacere di chi si lascia andare alla gioia del buono e del bello, non è semplice, ma è certamente avvincente.
Come afferma lo chef Tira: L’abilità di un grande chef è anche quella di circondarsi di personale al suo livello e di una brigata che lo segua, interscambiando con il sous chef non solo parole, ma sguardi, cenni e occhiate……formare squadra fra la cucina e la sala è importantissimo e basilare e, e per questo, per aumentare servizio e professionalità, Maitre dell’Osteria del Gusto è Gianni Armiento, campione nazionale di lampada flambè, un appeal in più per aumentare le offerte gourmet del locale.
Una scena imbandita, mani che lavorano, impastano, servono: un palcoscenico dove ogni interprete ed ogni oggetto assume un ruolo preciso. Parlando di lui nasce il timore di cadere nel banale e di non riuscire a trovare le parole; parlando di creatività ai livelli di Fabio Tira, sorge la paura di non poter rendere giustizia a questo sofisticato interprete, che diventa personaggio in cerca di autore di pirandelliana memoria, ma che prende la strada per un proprio percorso, immortalandolo definitivamente nel ritaglio della sua vita vera e delle sue esperienze, il segreto di piatti sulla base dei profumi della memoria da trasmettere ai destinatari finali, quella emozione speciale chiamata ristorazione.

Offri vino, offri pane. Rendi il cuore a se stesso.
Derek Walcott (Poeta delle Indie Occidentali e Premio Nobel
per la Letteratura nel 1992)

www.osteriadelgusto.com

crediti fotografici: Fabrizio Gaeta
PressOffices Comunicazione
Cristina Vannuzzi Landini

Ristorante Pizzeria Il Cipiglio

cipiglio

Chi entra in Toscana si accorge subito di entrare in un paese dove ognuno è contadino.
Ed esser contadino da noi non vuol dire soltanto saper vangare, zappare, arare, seminare, potare, mietere, vendemmiare: vuol dire sopra tutto saper mescolare le zolle alle nuvole …”
Curzio Malaparte

Siamo ad un passo dal centro storico di Firenze, nella periferia borghese della città, fatta da bellissimi ed eleganti palazzoni primi ‘900, le botteghe ancora piene di gente, non soppiantate dai supermercati, dove ci si conosce tutti e la quotidianità degli incontri riesce a farti compagnia, quasi come un cane fedele al suo vecchio padrone, e, nella zona, c’è ancora un cinemino della Parrocchia vicina; il locale è situato in una piazza fuori dai viali, fuori dal traffico, quasi un oasi perfetta, una grande porta che si apre su un locale fatto di gente, flash spudorato di colore alle pareti e quadri appesi fatti con il vino….tecnica unica e originale dell’artista Elisabetta Rogai, e poi, all’ora di pranzo, improvvisamente scoppia la vita, i saluti, le risate, i commenti, le pause dal lavoro, gruppi di giovani sorridenti che vanno e vengono, professionisti e impiegati di studi professionali della zona, a volte si vede Irene Grandi, quando ritorna nella “sua” Firenze, il pr di grido di Firenze, il “bello e impossibile” Stefano Bosia, giornalisti, e poi le chiacchiere e i sorrisi, il tempo di dare un occhiata al giornale, i commenti sulla Fiore….nato da una proposta intelligente di 5 soci, impegnati in ambiti diversi e gestito da Bernardo Rogai, socio e amministratore, un gigante di simpatia, un inguaribile romantico, dolce e passionale.
Difficile non volergli bene, impossibile non stimarlo, alla fine del pranzo e della cena sono sempre moltissime le cose positive da ricordare. Il suo sogno è realizzare il locale su cui investire i suoi progetti, sogni….. ma reali, la sua esperienza e la sua creatività, i suoi ricordi fanciulli, il porto sicuro della famiglia…..

Il locale infatti prevede 2 proposte diverse, il pranzo del giorno, chiamiamolo “da lavoro”, rapido ma senza togliere niente al gusto e alla qualità, gustoso, eccellente, fatto di piatti toscani, tipici, ricette e sapori di casa, e poi la sera, la cena e la pizzeria: ed ecco una cucina senza moda, senza personaggi, senza vanità, la moda del momento di chef sempre alla ribalta, ma una cucina curata, ricercata, con proposte di pesce freschissimo, polpo, vongole, spada, branzini, l’impepata di cozze e poi la pappa al pomodoro, la ribollita, le lasagne al forno con il ragù…come va fatto…..lo stinco, la tagliata, la carne migliore di Firenze e ancora……la pizza e i covaccini, oltre al pane fatto in casa su forno a legna, e poi i dolci “fatti in casa”….proposte, ricordi, calore di casa, ricette segrete e ormai dimenticate, le famiglie raccolte intorno al tavolo……
Poi, nella stagione estiva, il locale presenta un delizioso dehor, una terrazza antistante l’ingresso, per i primi tepori primaverili, per riparare i clienti dal refolo di vento che serpeggia veloce nella piazza, cene romantiche, tavolate di ragazzi festosi e ridenti.

Come dice Bernardo Rogai: Raccomando al mio cuoco i piatti della tradizione, piatti che, ricordo, cucinava la mia nonna, e che sono sempre attuali.
Quello che mi sono posto per Il Cipiglio era di usare tutto il know how appreso per il mondo, dare un imprinting al locale, scoprire prodotti giornalieri, ritrovare i sapori di una volta, la pasta fatta in casa, le ricette della tradizione che sono la storia della nostra terra. Un posto particolare al nostro olio e al vino, alla magia e all’emozione che si prova davanti ad un piatto o ad un bicchiere di vino, alle emozioni che mettono in moto i cinque sensi che mettono in moto un “ricordo” mentale che fa poi parte di noi stessi.

Bel locale, questo Ristorante Il Cipiglio, e bel personaggio il suo conproprietario e gestore: qui il progresso e le divagazioni gastronomiche si sono fermate per lasciare il posto al linguaggio di una sana e autentica cucina di casa.
E come dico sempre, bisogna lasciare sempre le porta aperte alla speranza, perché le persone piene di risorse vanno sostenute e incoraggiate…sono il futuro e la forza motrice di questo nostro bel paese!

polpoPolpo in coccio con olive taggiasche Ricetta d’autore de Il Cipiglio

Ingredienti per 3 persone
1 polpo di circa di circa 600 gr
olive taggiasche
7-8 pomodori ciliegini o similari
olio d’oliva
sale
origano fresco
timo fresco

Preparazione

Fate cuocere il polpo nell’olio d’oliva, da quando bolle  circa 35 minuti, tagliato a tocchetti , aggiungendo le erbe aromatiche lavate e tritate, le olive, i pomodori tagliati a pezzetti, il sale.
Fare cuocere, mescolando bene e servitelo in un coccio dell’Impruneta, mettendo sul fondo 2 fette di pane di campagna, abbrustolito, leggermente agliato.
RISTORANTE IL CIPIGLIO
Via Raffaello Lambruschini 15R
Firenze
www.cipiglio.it

Suggerito da Cristina

 

Trattoria il Frascescano suggerita da Cristina

2Trattoria il Frascescano
In Piazza Santa Croce a Firenze

…….oggi Canova chiamasi il luogo dove si vende il vino a minuto…e poi si stribuiva la mattina, a cenno della campana grossa dè Priori, a più chiese e canove per tutta città…… Da L’Accademia della Crusca

E’ il centro di Firenze, quello che è sulle cartoline che vanno per il mondo, quello che il mondo ci invidia, la Firenze scanzonata, quella di Pratolini e della Viaccia, quella dei “bischeri”, dei barrocci e dei vinai, dei panini con la trippa calda mangiata in piedi nelle piazze, la vecchia Firenze, amata o criticata, la “c” perduta per la strada, ma piena di cultura e ironia, dal dileggio facile per tutti, dai fiorentini personaggi 4 (1)buffi, irriverenti e ironici, dalla fede senza se e senza ma nella Fiore, passione che li vede tutti essere CT, dal lunedì al lunedì dopo….praticamente sempre!
Siamo nel “cuore” della città, dei vicoli pieni di colore e cultura, delle botteghe degli artigiani che stanno via via diminuendo fino a sparire, dei maestri d’arte, delle lavorazioni sapienti della pelle ma soprattutto un bagno di storia, dove butti lo sguardo e scorgi un rosone, un traforo, un ricciolo, un putto e ancora ricordi della vita dell’Ottocento, la Firenze popolare che sembra cristallizzata e ancora rivivere nelle botteghe dei vinaini, con la gente seduta “a strasciconi” sulle scale di qualche Chiesa, un tocco irriverente a contrasto della severità del luogo, l’acciottolato delle stradine, dove sembra ancora di sentire i ferri dei cavalli, dei barrocci, e le popolane e i ragazzotti del quartiere che bociano, i rumori, le grida, l’atmosfera “fatata” di luoghi particolari e unici…e poi i “detti”, i vecchi detti che appartengono alla cultura popolana fiorentina, che sono oramai patrimonio dei vecchi……
calcio storico fiorentino 2La Trattoria Il Francescano, l’antica insegna riportata di recente a vista – Pizzicheria e Canova di Vini – ne testimonia l’origine di vinaio, la mescita del vino, il gottino, come si chiama qui a Firenze, il tipico locale storico fatto dal bancone di marmo, il vinaino, la mescita, il pilastro della vita quotidiana della Firenze che fu. Lunga storia quella de Il Francescano: negli anni Settanta-Ottanta, sotto la guida di Alberto Bernardoni, divenne ritrovo abituale di celebrità dello spettacolo, abituali frequentatori di Santa Croce per via del vicinissimo e importante Teatro Verdi: in quel periodo era quasi scontato avere come vicini di tavola, magari a notte fatta, Gino Bramieri, Vittorio Gassman o un’ancor giovanissimo Roberto Benigni.
Oggi, dopo tanto girovagare per il mondo e la nostalgia per il suo ritorno, la “creatura” di Bernardoni, come lo definisce il suo “primo amore”, la Trattoria Il Francescano sotto l’attenta regia del giovane imprenditore Leonardo Scuriatti e Alberto Bernardoni stesso, risplende di nuova luce, glamour, notorietà, frequentazioni vippaiole, sapori e profumi toscani: la tavola, una tavolozza di gusto, fantasia e leggerezza, una manciata di eccentrica eleganza, lampadari d’antiquariato e stampe d’epoca, tavoli in marmo e sedie impagliate, lastre di marmo alle pareti, specchiere e mobili in legno e su tutto schidioni di ferro sospesi dal soffitto con lunghe collane d’aglio attaccate, grappoli di pomodori pachini dal rosso sfolgorante e spudorato, burrate in bella mostra, opulente e accattivanti…….e poi la trippa, il cervello e gli schienali, la pappa al pomodoro….che fa diventà belli, come si dice ai bambini di qui, la ribollita còll’olio bono, il peposo, la schiacciata coll’uva…e in questa magnificenza di sapori, anche l’occhio vuole la sua parte e dai vetri si scorge, come vicino di casa….la grandezza rinascimentale della Basilica di Santa Croce, bella da sindrome di Stendhal, piena di luci e di candori marmorei, con la statua di Dante meditativo, su una Piazza Santa Croce fatta ancora di giochi di ragazzi, di piccioni, di panchine in pietra, di colori e poi, nel mese di giugno, le grida e la tradizione del Calcio Storico Fiorentino….questa è la Firenze dei fiorentini, beceri e arguti, gnoranti ma colti bottegai, quelli che prendono in giro il mondo ma che non tollerano chi critica la…Viola!!!!!!….quella, launsitocca!!!!!!!

Trattoria Il Francescano
Largo Bargellini
50122 Firenze
Telefono 055/241605
Mail: info@ilfrancescano.com

 

 

Cristina

Macché grigio, nero e rosso: Mangia come scrivi porta in tavola le sfumature di gola

anais (opera di Cristian Grossi)Macché grigio, nero e rosso: Mangia come scrivi porta in tavola le sfumature di gola

Venerdì 24 gennaio ospiti della rassegna gastronomica e letteraria al Ristorante 12 Monaci Daniele Persegani, Michele Cogni, Katia Brentani e Cristian Grossi

FONTEVIVO (Parma) – Nel mese più freddo dell’anno sale la temperatura a Mangia come scrivi. La stagione emiliana della rasseg

na ideata e cond

 

otta dal giornalista Gianluigi Negri
2 Monaci di Fontevivo (Parma).riprenderà VENERDI’ 24 GENNAIO con la serata “60 sfumature di gola, 70 ricette fatali, 80 occasioni per diventare chef”, in programma, alle 21, al Ristorante 1
Il calendario gennaio-maggio 2014 del fortunato format gastronomico-letterario-artistico, giunto alla sua ottava stagione, si apre con un appuntamento “bollente”. Ne saranno protagonisti Michele Cogni, Katia Brentani e Daniele Persegani con i loro ultimi libri, e l’artista salsese Cristian Grossi con nove sue illustrazioni, raffiguranti donne “vestite” di cibo, realizzate proprio per Mangia come scrivi.
chef-persegani

I libri che danno il titolo alla succulenta cena (info e prenotazioni allo 0521 610010) sono “Sessanta sfumature di gola – La cucina della passione” (Damster) di Cogni, “Ricette fatali – Donne velenose in c

tavola-persegani

ucina” (Damster) della Brentani, “L’occasione fa lo chef” (LT) di Persegani. Si giocherà, a tavola, tra una portata e l’altra, con i numeri delle ricette inserite in ogni pubblicazione – rispettivamente 60, 70 e 80 – e il pubblico parteciperà a una sorta di serata “revival” che guarderà al passato (ossia alle tradizioni) e contemporaneamente al futuro della cucina italiana. Per omaggiare gli autori, lo chef dei 12 Monaci Andrea Nizzi reinterpreterà alcune

 

loro ricette: dal tortino di fichi del Convento ai raviolini con salsa di Parmigiano e ch

ampignon, dai bocconcini di cinghiale con cacao a una tatin con mandorle e salsa di caramello. Il tutto accompagnato da tre vini selezionati da Il Bere Alto di Claudio Ricci. E con una ciliegina sulla torta: ogni piatto sarà introdotto da un brano degli anni ‘60, ‘70 o ‘80.

Persegani, oltre che chef, consulente e cuoco di Casa Azzurri, è docente all’Alberghiero di

sfumature-cogni

Salsomaggiore. Volto storico di Alice Tv e ospite fisso del mensile “Alice Cucina”, è anche autore, s

empre per LT, di due libri di grande successo: “Il pranzo della domenica” e “A tavola in 60 minuti”.
Cogni ha vinto il Premio Mangia come scrivi 2013 con il racconto “Nuda e cruda” contenuto nell’antologia “Peccati di gola”. Ha pubblicato i suoi racconti erotici in una decina di libri e ha scelto di chiudere “Sessanta sfumature di gola” con il racconto “Afrodite”.
La Brentani, bolognese, per una decina di anni ha pubblicato novelle e romanzi brevi su “Confidenze” e “Donna Moderna”. E’ responsabile della collana “I Quaderni del Loggione” per Damster e ne ha firmati diversi dedicati alla sua città, alle erbe, alle zuppe, alle castagne.
Grossi (www.crixtian.it), gr

sofia (opera di Cristian Grossi)

aphic designer e illustratore di moda e arte, ha realizzato l’immagine simbolo del RoBot Festival 2013 di Bologna, ha esposto in Italia e all’estero, ha lavorato, tra gli altri, per Pinko, D&G, Mondadori.

La sera prima, giovedì 23 gennaio, ripartirà anche la stagione lombarda di Mangia come scrivi, con l’appuntamento “Benvenuti a tavola con…” in programma al Ristorante Il Garibaldi di Cantù (Como). Il successivo Mangia come scrivi a Fontevivo si terrà, invece, venerdì 7 febbraio con la serata “Una risata NON ci seppellirà”: ne saranno protagonisti Stefano Disegni, Spinoza.it (Stefano Andreoli e Alessandro Bonino) e Mauro “Willy McTarson” Terzoni e Giorgio “Long Joe” Amadasi (fondatori del gruppo Stiron River).

Ristorante 12 Monaci
Venerdì 24 Gennaio – Ore 21

“60 sfumature di gola, 70 ricette fatali, 80 occasioni per diventare chef”
Antipasti
Lollipop di pasta di Strolghino fritti in Pastella di Farina di Riso
Roquefort e Cioccolato Bianco
Miglio Decorticato alle Verdure
Tortino di Fichi del Convento (ricetta liberamente tratta da “Ricette fatali” di Katia Brentani)

Primo
Raviolini in Cocotte con Salsa di Parmigiano e Champignon (ricetta liberamente tratta da “L’occasione fa lo chef” di Daniele Persegani)

Secondo
Bocconcini di Cinghiale con Cacao e Uvetta (ricetta liberamente tratta da “Sessanta sfumature di gola” di Michele Cogni) accompagnati con Purè alle due Patate Violet e Parmentier

Dolce
Tatin con Mandorle e Salsa di Caramello (ricetta liberamente tratta da “L’occasione fa lo chef” di Daniele Persegani)
Vini
Durante la cena verranno serviti tre vini selezionati da Il Bere Alto di Claudio Ricci

 

Costo della cena: 35 euro
Prenotazioni: Andrea o Letizia Tel. 0521.610010, info@12monaci.it oppure info@mangiacomescrivi.it

L’Accademia Ristorante Gourmet di Filippo Cogliandro – Cristina

L'Accademia sul mare.jpgLa passione per la buona cucina di Filippo Cogliandro, un uomo vero del sud, un uomo della Calabria, un uomo libero……..

Un ristorante, un lembo di spiaggia in riva al mare che ti cattura i sensi per la bellezza sconfinata fatta di natura, di mare, sabbia,  ritmi cadenzati  che seguono le onde e poi il vento e il mare in tempesta, ugualmente bello e affascinante; e poi un uomo, gentile e affabile, sorridente, legato alla sua terra e alla sua famiglia, a tutto quello che ha creato con il suo lavoro, al rimpianto per il padre Demetrio Cogliandro, grande uomo ed  esempio per lui e i suoi fratelli.

laccademia_2001.jpgSembra impossibile che un posto così meraviglioso, una location così prestigiosa per la cucina e l’accoglienza abbia subito un terremoto, il dolore acuto di una ingiustizia, di prepotenza e sopraffazione, un evento che ha sconvolto la vita di Filippo Cogliandro, questo uomo gentile, ma giusto,  che ha trovato nella sua forza d’animo il coraggio di ribellarsi alla richiesta del pizzo, il denominatore comune che lega i componenti della n’andrangheta calabrese, ai continui soprusi, alle richieste più estorsive.

Filippo ci racconta la sua storia, del suo ristorante L’Accademia, la spiaggia dell’Accademia a Lazzaro, il suo paese, di un gioiello creato dal nulla, con il suo lavoro e quello dei suoi filippo cogliandro executive chef.jpgcollaboratori, una storia bella ed esaltante, perché fatta di uomini, di sogni realizzati e poi di scelte difficili, di amici scomparsi per paura, di solitudine, inesplicabile e dura da sopportare, i rifiuti che sono lame d’acciaio; e poi la vicinanza di Don Ciotti, un fratello,  la spiaggia Libera, Libero Grassi, il Sindaco di Motta Paolo Laganà, il Prefetto Francesco Musolino, ……..e improvvisamente tanti, tanti volti sorridenti, mani che lo cercano, applaudono, lo carezzano………. e Filippo non è  più solo.

Filippo raccontami la storia affascinante della  “nascita” dell’Accademia Ristorante Gourmet 

Affascinante storia, quella del Ristorante L’Accademia Ristorante Gourmet……L’ACCADEMIA RISTORANTE GOURMET nasce nel 1995, per onorare un personaggio vissuto a Lazzaro negli anni settanta, pittore di corte di Re Baldovino del Belgio, Jim Jansen. 

E’ proprio a Lazzaro che Jim s’innamora dell’atmosfera del posto, dei colori forti dei paesaggi che richiamano le tecniche della scuola fiamminga e decide, essendo architetto, di farsi costruire una villetta immergendola nel verde con un ambiente semplice e raffinato, luogo dove sorgeva in precedenza L’Accademia.

Negli anni ’70, Jim Jansen apre la sua “Accademia di pittura” ma in un paese come Lazzaro, all’epoca povero culturalmente ed economicamente, la sua scuola ha poca fortuna e la difficoltà di poter trasmettere l’arte a qualcun altro fa scattare in Jim Jansen una produzione esagerata di opere d’arte che mi coinvolgono a tal punto tanto da spingermi a cercare di diventare pittore, artista e chef.

 

Praticamente ti sei scoperto chef dopo aver capito che non eri un artista

Ma l’estro e la capacità di Filippo dovevano trovare il loro giusto habitat: il nostro manager non riesce ad esprimere creatività sui quadri e involontariamente, preparando delle piccole cenette per gli amici, inserendo estro e fantasia, si scopre artista della cucina. Da qui l’idea del ristorante e la scelta del nome: Jansen faceva arte con le sue opere e  Filippo con i suoi piatti. 

Il tempo ha completato “l’opera”: corsi di cucina con i più grandi maestri della ristorazione, spesso in giro alla ricerca del gusto e della creatività.

E la brigata e i tuoi collaboratori?

Dal gennaio del 2004, L’Accademia si trasferisce nell’antico “Palazzo della Castelluccia”, palazzo nobiliare di fine 800. La cantina dei vini con enoteca per degustazione vini, è curata personalmente dal maitre di sala Demetrio Albano e il mio sous chef è Giovanni Dascola.

Libera, la bandiera dell’associazione antimafia creata da Don Ciotti per La spiaggia Libera, da quest’anno….

Libera, la bandiera dell’associazione antimafia creata da Don Ciotti, quest’anno sarà la prima a sventolare sulla spiaggia antistante il ristorante dell’Accademia e la spiaggia sarà piena di grida di bambini, di gioco, di ragazzi felici, aperitivi e musica live, di amore giovane e di ragazzi calabresi liberi sulla spiaggia Libera, come tutte le spiagge del mondo.

Oggi chi arriva a  Lazzaro vive in un’atmosfera di un territorio rinnovato che tenta di progredire, liberandosi dalle prigioni che derivano dalla cultura della sopraffazione, della prevaricazione e dell’illegalità. Oggi Lazzaro è un Paese in crescita che fa dell’accoglienza e della promozione delle sue bellezze naturali, architettoniche e, non per ultime, culinarie elementi di identità culturale, creando movimento e occupazione.

 

Chi ti è stato vicino?

Il mio è stato un messaggio di legalità, e quindi di speranza per chi vuole combattere in una terra sempre più oppressa dai criminali. Ho avuto vicino la mia famiglia, i fratelli, e poi si è creato un rapporto fraterno con Don Ciotti, ma anche la gente, oltre alle autorità, e tutti mi avvicinavano e mi dicevano, sommessamente,….bravo.

 

Filippo, dopo tanto dolore, che cosa è per te la tua terra????

Il paesaggio è già un buongiorno di allegria, è una esplosione di colore, che inebria da quando ci si alza la mattina, dovunque il profumo del mare, il mio mare che mi riempie lo sguardo e mi scalda il cuore, il mio mare che si ritrova nei miei piatti, e i profumi…..il cibo parla della mia terra e mi piace pensare che possa raccontare di me attraverso i miei piatti; niente è gratuito e la “valigia del mio viaggio”, se così si può chiamare, è piena di sapore della mia terra, di ricordi e profumi, ma anche di sacrificio, ricerca, studio, esperienza, il ricordo del mio babbo, un faro nella mia vita, e poi il lavoro di equipe con i miei collaboratori, il mio prezioso sous chef Giovanni Dascola, le radici della mia terra sono il fil rouge che mi lega alla vita, le antiche ricette e tradizioni della Calabria, che diventano ogni giorno un rito, un arte che rivaluta i gusti semplici, passioni senza confini e senza tempo.

E tutto questo dolore, gioia, sacrificio ed entusiasmo è da preservare, difendere, tutti insieme, con grande forza, i valori e la  dignità, perché sia di esempio alle nuove generazioni e perché….il silenzio uccide.

 

 

L’ACCADEMIA RISTORANTE GOURMET

 DI COGLIANDRO FILIPPO

Lungomare Cicerone – Lazzaro, 

8989065 MOTTA SAN GIOVANNI (RC) 

tel.: 0965714132  

Storie di terre e di persone c’è un unità tutta da amare – Cristina

 

RAVIOLI SOLIVE.jpgFelice chi lancia i pensieri come allodole in libero volo 

verso i cieli nel mattino!” 

(Baudelaire)

Luoghi, storie, emozioni che si ricorrono senza fine, che si ripetono nei secoli, basta andarle a conoscere.

 

Il periodo che stiamo vivendo non è semplice, sia per i modi che per l’economia del Paese, tutto è difficile e le persone sono in grande difficoltà, modificando abitudini e modi di vivere.

Ma esiste ancora un Italia nascosta, fatta di persone serie, piene di valori e tradizioni, culture tramandate, buona educazione:incontro la quinta generazione della Famiglia patriarcale Bariselli  e già dal primo approccio si indovina una elegante educazione, un aprirsi alle persone che è la caratteristica di una educazione ricevuta in casa, educazione semplice, fatta di esempi e di valori. 

 

La serata è bella, l’ambiente è l’Antico Uliveto di Serravezza, il regno incontrastato di Cristina e Massimo, pieno di verde, il gatto rosso e le papere sciolte in giardino, candele e lanterne di ferro, atmosfere sospese tra gli ulivi quercetani di Cristina, che conserva la specie e un fascino tutto particolare di questo posto, una campagna tra i monti e il mare, un intreccio di suggestioni e di atmosfere, di accoglienza e di profumi e sapori delle cose buone di una volta;  

e poi Gian Mario e Monica, i Bariselli, e la produzione Solive della Franciacorta, gli abbinamenti sensoriali dello chef Nicola Dati, ma, principalmente, una realtà che ti fa rendere conto che il mondo è pieno di cose meravigliose e che, dagli incontri, è sempre di più quello che ricevi in cambio, e non è soltanto il vino, ma l’aspetto più affascinante e incredibile di un incontro è quello di scoprire di persona che esiste un’Italia fatta di generazioni che si tramandano i segreti della terra, di stare tutti intorno ad un tavolo, a pranzo e a cena, momenti patriarcali e unici per ritrovarsi e guardarsi negli occhi, i vecchi con i giovani, i segreti di una cultura aziendale, artigianale, che viene dallo stretto legame con il territorio, la riscoperta continua e antica di essere italiano, l’appartenenza, la passione, la storia comune, l’eredità storica della vigna. 

E la vita cadenzata, quasi noiosa, della campagna, il lento ripetersi delle stagioni, le consuetudini, il ritrovare la Famiglia in una ricetta antica e tramandata, e poi il fascino della Franciacorta, l’antico cascinale, i vitigni storici, le tradizioni contadine,l’agriturismo di oggi che viene dalla cultura dell’accoglienza di ieri, in una natura dolce e incontaminata, fiera dei suoi pioppi e olivi, nei flash spudorati di rose di tutti i colori a delimitare i filari delle viti, per far conoscere con orgoglio la nostra terra, e lo sguardo che spazia tutt’intorno per poi perdersi fino al lago d’Iseo….questa è l’Italia che amiamo.

La Cantina Solive, situata nel comune di Erbusco, è consociata dal 1996 al “Consorzio Vini Franciacorta“

Dalla sua suggestiva posizione, che domina i vigneti della collina Bellavista, si abbraccia l’intera Franciacorta fino al lago d’Iseo. Qui arrivano i raccolti dai vigneti in proprietà, dislocati per oltre 30 ettari nelle tenute in Torbiato, Adro e Corte Franca. La struttura della cantina si sviluppa su 4 piani per una superficie coperta di 2800 mq. 

Oltre alla Cantina Solive, l’allevamento del bestiame, un romantico agriturismo gestito dalle signore di casa Bariselli, la produzione di prodotti tipici locale e il Museo Contadino, in un rustico immerso tra i vigneti, ai margini dell’ampia corte a giardino dell’Agriturismo, il piccolo museo contadino, la collezione di famiglia, raccolta negli anni con amorevole cura, annovera innumerevoli attrezzi e macchinari agricoli d’epoca. Fra i vari pezzi oggi introvabili, campeggia su tutti il “Locomobile”, il primo motore Landini.

Una serata all’insegna dell’accoglienza toscana di Cristina e  Massimo  dell’Antico Uliveto che sposano la cultura vinicola della famiglia patriarcale Bariselli, che, dal 1898,  esprime la passione per la sua magnifica terra, la Franciacorta, nella produzione del suo vino.

 

I 4 Franciacorta presentati all’Antico Uliveto

 

Franciacorta Brut docg

Franciacorta Brut docg Satèn

Franciacorta Brut docg Rosé

Franciacorta Brut docg Pas Dosé

 

Ristorante L’antico Uliveto

Via Martiri di Sant’Anna, 76

Pozzi di Serravezza – Lucca

www.antico-uliveto.it

 

Solive

Cantine e Agriturismo in Franciacorta

Via Bellavista

25030 Erbusco – Italy

www.solive.it

 

Alla fattoria del colle, 2 week end al sapore di Tartufo bianco e vini rossi – Ufficio stampa Casato Prime Donne

9-10 e 16-17 novembre 2013

Brunello, Chianti Superiore e Orcia per innaffiare un menù a base di Tuber Magnatum Pico

Tartufo Bianco delle Crete Senesi e grandi rossi: ecco la ricetta che Donatella Cinelli Colombini propone per i due week end del 9-10 e 16-17 novembre alla Fattoria del Colle di Trequanda. Eccellenze enologiche del territorio come Brunello, Brunello Riserva, Chianti Superiore e Orcia DOC che si uniscono al sensuale aroma e al prestigio del Tuber Magnatum Pico per due fine settimana da gustare e degustare. Ad appena 15 km dalla Fattoria del Colle si trova infatti San Giovanni d’Asso, paese medioevale costruito intorno al castello che ospita il Museo del tartufo, dove nei due fine settimana centrali di novembre andrà in scena la 28° edizione della Mostra Mercato con stand gastronomici per comprare, gustare e imparare tutto sul più raffinato e costoso fra i prodotti del bosco. San Giovanni d’Asso è infatti uno dei centri di produzione tartufigena più importanti e rinomati per la particolare qualità delle trifole, che sfidano quelle di Alba.

Un buon motivo dunque per trascorre due giorni in Toscana nell’atmosfera autentica di una fattoria con 400 anni di storia, con un programma fitto di suggestioni ma soprattutto il matrimonio inedito e ardito fra quattro piatti a base di tartufo bianco e 4 grandi vini rossi: tortelli di patate con fonduta di pecorino e tartufo bianco con Cenerentola Orcia DOC 2008, carpaccio di bue chianino con tartufo bianco e Brunello di Montalcino DOCG Prime Donne 2008, Zuppa di patate del Colfiorito, porri e tartufo bianco con Chianti Superiore DOCG 2011 e Tagliata di bue chianino con tartufo bianco e Brunello di Montalcino DOCG 2008. Quattro proposte gastronomiche pensate per veri cultori della tavola precedute da un aperitivo nella cantina storica a base di “Sanchimento” Igt Toscana Bianco 2012 insieme a bruschettine di olio nuovo e crostini tipici e suggellate da assaggi di dolci tipici della tradizione senese e il “latte in piedi”, una sorta di bavarese campagnola. 

Un weekend breve ma intensissimo che prevede anche una lezione di cucina per imparare a fare i pinci – pasta fresca tipica del senese – una visita guidata alla Fattoria – passando attraverso la Sala degli stemmi, la cucina cinquecentesca, la camera del Granduca, la Cappella di San Clemente e la cantina di produzione del Chianti e dell’Orcia – una degustazione verticale di Brunello e Rosso di Montalcino con quattro vini e naturalmente una visita alla Mostra Mercato del Tartufo Bianco delle Crete senesi di San Giovanni d’Asso. Il costo del pacchetto è di 148€ a persona e comprende pernottamento in camera doppia con bagno e colazione, cena del tartufo del sabato con due pietanze, dolce e vini, pranzo della domenica vino incluso, oltre alle visite, degustazioni e la lezione di cucina.

Per chi volesse trovare il tempo anche per una seduta di relax, la Fattoria del Colle dispone anche di un centro benessere esclusivo (max 6 persone alla volta) con vista sulle crete senesi al costo di 25€ euro a persona per due ore: bagno turco, sauna, stanza relax, doccia emozionale, percorso Kneipp e vasca idromassaggio.

 

Per informazioni

 

Casato Prime Donne – Montalcino, SI Fattoria del Colle – Trequanda SI Alessia Bianchi 0577 662108 pr@cinellicolombini.it

 

Addetta stampa

 

Marzia Morganti Tempestini 3356130800 marzia.morganti@gmail.com

Ristorante Lorenzo a Forte di Marmi Premio Tre Forchette Gambero Rosso – Cristina

chiara viani e gioacchino pontrelli.jpgMese di ottobre, vendemmia, vini, bilancio di una stagione estiva, ma anche periodo di Guide, stelle e forchette, pentole e gratificazioni……affermazioni,  chi sale e chi scende, segnalazioni, ma anche il coronamento di un lavoro di un anno, malgrado il  periodo pesante e difficile come quello attuale.

Per questo il Gambero Rosso, nella giornata di oggi, ha decretato la posizione del ristorante Lorenzo a Forte dei Marmi: premio tre forchette, primi in Toscana! Il riconoscimento si va ad aggiungere alla  recente segnalazione del ristorante su Foodie Top 100 restaurants in Asia, Pacific, Inghilterra ed Europa.

Grande teatro, quello di Lorenzo, dove Lorenzo Viani è il primo attore, pieno ancora di passione, curiosità, culto dell’ospitalità espresso con classe affiancato dalla partner perfetta, la figlia Chiara, solare e gentile, sempre più professionale.

E la grande scena dello spettacolo dei sapori e dei profumi è in mano all’esecutive chef Gioacchino Pontrelli, da sempre con Lorenzo, campano di nascita ma versiliese di adozione, grande ricerca del prodotto, cruditè, ostriche, branzini e gamberi rossi, crostacei, carpacci, moscardini, mazzancolle….una grande attenzione per gli abbinamenti con le verdure, la delicatezza dei sapori del pesce enfatizzata dal carciofo, dagli asparagi, dal pomodoro, dalle verdure.

Affianca Gioacchino Pontrelli il max della professionalità, la brigata di cucina, giovani e già esperti, curiosi di apprendere, che, insieme alla sala,  alternano i bei volti attenti a creare meraviglie di gusto al sorriso per una accoglienza perfetta….Mohamed, Alessio e Lorenzo, Andrea, Emiliano, Chiara, tutti quanti insieme per un concerto d’archi, dove Lorenzo, il solista accoglie, insegna, critica, esorta, sorveglia, studia……

 

Annavittoria Imperatrice – Cristina

antica biblioteca valle 1.jpgLa chef dei grandi amori

Roma, l’Africa e la cucina

Secondo me ognuno di noi ha nel suo nome il suo destino e quello di Annavittoria Imperatrice non poteva che essere donna di comando, guida, regalità, una donna, una chef, che ha fatto del suo lavoro la base stessa della sua esistenza, in quanto è mosso dalla passione e dall’amore; e poi il suo grande amore per l’Africa, la nostalgia che dà vita ad un progetto di solidarietà professionale, ma anche un carattere e una passionalità che le fanno amare tutto quello che si prefigge. 

In effetti il suo lavoro primario è quello del cuoco, lo chef, attività che ama in quanto niente come la buona tavola la rappresenta: la sua immagine, solare e sorridente, ci rappresenta i sapori della nostra terra, la passione per le radici locali come lo slancio verso orizzonti più globali, l’aderenza alla storia e alle tradizioni ma anche la curiosità e la capacità di investire con lungimiranza e intuito nel futuro della cucina, i mille volti della cucina, trasformati e riproposti in versioni “classiche” ma innovative. 

imperatrice foto.jpgE a Roma, la città dove le favole hanno corpo, c’è un posto in cui i mondi delle favole sono concreti e chimerici luoghi di piacere dei 5 sensi, di condivisione, di incontri gourmandise, di squisitezze da favola: oggi AnnaVittoria, LadyVi chef, mette radici a Roma e approda ad un ennesimo suo grande amore….al Ristorante L’Antica Biblioteca Valle, storico locale della Roma della dolce vita, frequentato all’epoca da personaggi del cinema internazionale e intellettuali romani. E’ situato tra Piazza Navona ed il Phanteon, con il piano stradale riservato a ristorante per il pranzo ed il seminterrato in parte a salottini per musica ed eventi, vernissage e presentazioni di libri, mentre in parte per cena, con menù di eccellenza e prodotti accuratamente selezionati; La carta dei vini in digitale, a cura dei Salotti del Gusto, organizzazione che ha concesso il suo patrocinio. 

E in questa atmosfera fatata, magicamente ci vengono in mente …Marcello, Anita, Ava, gli occhi verdi di Liz, Brigitte, Sophia, Gina……anni che hanno dato un impronta all’arte, al cinema, alla cultura e alla moda italiana, Lady Vì chef, tutte le sere, fa rivivere ricordi di atmosfere e anni indimenticabili con la sua…cucina dell’amore…..piatti della tradizione gastronomica italiana a volte rivisitati, a volte lasciati nella loro stupenda semplicità. Inizia al Ristorante L’Antica Biblioteca Valle la fase professionale dell’executive chef AnnaVittoria Imperatrice, nello storico locale, gestito dal general manager  Alessandro Arcidiacono, e frequentato dalla Roma dei Fashion addicted, attori, politici, personaggi, sportivi e vip, stilisti, modelle, fotografi, fashion stylist, un mondo sensibile al gusto, alla scoperta di eccellenze rappresentative del territorio, della storia, documenti reali di una cultura affascinante che entrano in questo magico mondo grazie alle sinergie create tra prodotto, professionalità e ospitalità.  

Breve intervista con AnnaVi Lady Chef:

 

LA TUA AFRICA: il tuo più grande “sogno” professionale…..

 

Io ho un sogno: tornare in Africa e fondare una scuola per chef.

Io ho vissuto e lavorato 16 anni in Kenya, prima per i tour operator (facevo le aperture delle cucine dei villaggi, organizzavo le brigate, i menù e lo storage) poi ho aperto un mio ristorante (Lady Vì restaurant).

Quando sono rientrata in Italia ho sistemato tutti i miei dipendenti. 

 

Successivamente, con mia grande meraviglia ho saputo che il mio secondo è riuscito a trovare lavoro presso la torre Burj Khalifa (alta 820 metri) di Dubai negli Emirati Arabi, dove si trova ancora, grazie ai miei insegnamenti. Allora ho pensato…….. perchè non aprire una scuola di cucina italiana ed internazionale a Nairobi, e poter dare l’opportunità agli africani di imparare una professione che consenta loro di mantenere i propri figli dignitosamente, invece di adottarli a distanza? 

Una scuola che sia formativa per i genitori, per avere la padronanza di un lavoro, una professione in mano, poter far parte di una brigata, conoscere le culture e parlare almeno una lingua straniera. Il nostro intervento non deve essere quello dei missionari e neppure dei medici senza frontiere, ma da Chef che amano il loro lavoro, ed è questo lo scopo per l’apertura di questa scuola di cucina in Africa: trasmettere la nostra professionalità ed il nostro amore. Amiamo molto i bimbi, di tutti i colori, ma non li adotteremo fintanto che avranno i loro genitori, cercheremo di dare ai padri la possibilità di mantenerli nel loro paese, tra la loro gente. Non creeremo un esodo di persone che, dal Centro Africa si catapulteranno in europa, ma li seguiremo e li inseriremo nei ristoranti ed alberghi africani, ma con una vera professionalità.

 

E’ il cosiddetto Mal d’Africa, il desiderio di quel mondo, dei tramonti, dei colori, dei silenzi, ma anche della gente, buona, docile, con quegli occhi pieni di rassegnazione e dolore: questo è il mio sogno e vorrei realizzarlo, con l’aiuto dei colleghi, delle associazioni African Voice, associazione Italian Hospitality, Chef in Africa, di tutti coloro che amano la cucina italiana.

 

AnnaVittoria quali sono gli ingredienti del tuo successo?

Consiglio a tutti coloro che vogliono apprendere questa vera e propria arte, di accostarsi con estrema umiltà al cibo, agli insegnanti, di assaporare, di imparare ad amare ciò che fanno; anche nei piccoli gesti quotidiani di una cucina, è racchiuso un meraviglioso segreto.

 

Parlami di te…professionalmente

 

Oltre a fare parte dell’associazione italiana cuochi professionisti, faccio anche parte dell’accademia dei Taccuini Storici, un’associazione che predilige la riscoperta delle antiche ricette(400/600) e sono specializzata in piatti della Real Casa Borbone.  Poi  ho creato un portale per la mia futura “scuola di cucina in Africa” che si chiama CHEF IN AFRICA.

Ultimamente ho partecipato alla Prova del Cuoco, una tappa della Maratona a Tavola, a cura di Alfredo Leone, ed ho vinto il primo premio per i secondi piatti.

Insegno a Roma alla scuola di cucina Le Chef Blanc e faccio parte inoltre dei Salotti del Gusto, un network/associazione, creato da Raffaella Corsi,  che esalta le peculiarità dei nostri prodotti made in Italy.

 

 

African saying: 

This that the heart wishes buring puts the legs in motion.

Proverbio Africano:

Ciò che il cuore desidera ardentemente mette le gambe in movimento. Colui che vuole raggiungere un obiettivo deve cercare i mezzi necessari.

 

Ristorante Antica Biblioteca Valle

tel:   06.68.97.49.49

mail: info@anticabibliotecavalle.com

 

Giacomo Menici…e io lo chiamo Cofaccino!!- Cristina

nome.jpg….è convinto Giacomo Menici, mentre ti enumera i mille modi per chiamare la schiacciata……..crescenta, schiaccia, chizzuola, pizza, fogazza, torta, gastella, messinese, pinza……..d’altronde già nel ‘500 Isidoro di Siviglia, nelle sue Etymologiae, sostiene che il termine “focaccia” derivi dal latino focàcia, femminile di focàcius, con il significato di “cotta al focolare”……

Da un impasto di farina acqua, lievito e sale, simile a quello del pane, cotto al forno o alla brace, Giacomo e i suoi fratelli ne hanno fatto un network alimentare, se così si vuole definire,  in tema di cibo: una serie di locali, chiari e solari come loro, che si aprono al pubblico con lo stesso candore, entusiasmo e ospitalità che la proprietà insegna al suo personale. Un “avventura della focaccia”, come la definisce Giacomo, nata quasi per caso, con il progetto e la convinzione di proporre qualcosa di nuovo ma di antico…il semplice panino, il “mordi e fuggi” della nostra quotidianità, fatta di ufficio, lavatrice, bambini da scarrozzare, parrucchiere e mille altri impegni ancora che ci fanno correre da una parte all’altra della città….non hanno inventato niente??????….hanno inventato il cofaccino!!!

cofaccino 2.jpgIl cofaccino assume una veste gourmet, ripieno di mille sapori, raffinati, profumi delle stagioni, dai colori sfacciati dell’estate ai sapori caldi e materni dell’inverno, delizie calibrate all’interno, preziose…gourmet….. fatte di prosciutto di struzzo, di pinoli, delicati formaggi francesi, noci di sorrento, gocce di gorgonzola, lime, vinaigrette, prosciutto di praga, melanzane per una proposta intelligente, già sezionata in spicchi, il cartone argentato per le dita…..e i nomi, chiamati tutti per nome, come creature di un gioco divertente, La Gentile, Mina, Maison, Lady D. Le Focette, Beverly, Fiore di Maggio…..tutti amati in quanto studiati, pensati, non banali, testati e, successivamente,  approvati da tutti e 3 i fratelli, Giacomo, Isacco e Monica.

elisabetta rogai giacomo menci.jpgCome mi dice ridendo Giacomo: Sai, noi siamo di Prato, che da secoli fa il pane particolare, fatto con l’acqua speciale di Prato e dalla sapienza dei fornai che si tramandano il segreto, la nostra “coppia” del pane, è un pane unico al mondo, e infatti è come il segreto dei cantucci di Prato che lo vogliono imputare all’acqua… tanto come si fanno noi a Prato non li fa nessuno……lo conosci il detto…Pan di Prato, vino di Pomino, etc etc……

Fa quasi tenerezza Giacomo Menici, mentre ti dice di essere di Prato, con orgoglio rivendica le sue origini, parla della sua famiglia, che dal 1937, nel campo della ristorazione e accoglienza, si è affermata in una professione diversa da quella fisiologica dei pratesi, quella imparata sui telai, di quando Prato era grande e insegnava a tutto il mondo a lavorare gli stracci, il cardato, le balle, le rifinizioni, il finissaggio……Prato, “sobborgo industriale di Firenze”, come lo hanno sempre chiamato nella vicina città più snob, unica per i suoi cenci meravigliosi che diventano magiche tele prestate al fashion dei maggiori brand di tutto il mondo…già 50 anni fa le preziose stoffe di Coco Chanel,  il suo pane, i cantucci e poi…..Filippo Lippi, Donatello, Caravaggio, Michelozzo…..

Ed ecco che, “ridendo e scherzando”, come si dice in Toscana, i fratelli Menici, Giacomo, Monica e Isacco aprono locali a Prato, Firenze, Versilia, New York, Shanghai….un tour ironico, divertente, appassionato e intelligente, importante anche per il numero dei posti di lavoro, e, sempre da Prato, il Logo, ormai inconfondibile, NOME ATELIER, studiato da un giovane visual maker pratese, Andrea Lascialfari, che, con il suo studio di packaging e Advertising , ha vinto il premio di grafica Small Print a New York. 

E’ questa dei Menici una generazione colta, curiosa alle novità internazionali, con attenzione massima al garbo e alla professionalità, per una continua ricerca di un prodotto “di nicchia”, che, oltre alla ristorazione, offre servizio di catering, eventi, appetizers, sempre nell’ottica del culto della nostra ospitalità, made in Italy, famosa nel mondo.

Nome Atelier

Viale Raffaello Sanzio 6/A

377 2400472

viennascuderie@alice.it

 

ufficio stampa

Cristina Vannuzzi Landini

 

 

La bottega del moro – Cristina

3.jpgCerto l’Italia non finisce mai di sorprenderci, dovunque si giri l’occhio si scorge, ma è meglio dire, si scoprono mille e mille opere d’arte, mille paesi e borghi pieni di fascino e testimonianze, mille botteghe artigiane, anch’esse testimonianze peculiari della nostra cultura, mille  trattorie, posti dove la cultura del cibo è sacra, tramandata, ricette segrete, fatte di ricordi, sapori che ti fanno pensare al profumo di pane fresco, profumi rimasti nel ricordo della nostra fanciullezza, dove le massaie insegnavano, tramandando nozioni e favole davanti allo scoppiettio di un camino acceso.
E’ bello il paese di Greve, si conoscono tutti, la gente che si incontra e si saluta, le chiacchiere al bar, i bambini che ordinatamente vanno a scuola, a piedi, il mercato del sabato, le botteghe con l’intreccio e la lavorazione del legno d’olivo, atmosfere sospese oltre il tempo, dove le stagioni hanno un volto che cambia, dalla bruma che avvolge la campagna d’inverno al sole abbacinante di certi pomeriggi d’estate, campagne assolate e olivi secolari, covoni di grano maturo, un mondo fatto di umanità, ma anche di serenità data dalla natura e il verde che la circonda, fatta di cipressi maestosi, il leit motiv della campagna toscana, e poi olivi, che ti abbracciano, si inchinano, materni e argentei, nella consapevole testimonianza del loro prodotto unico.

Greve in Chianti è uno di questi paesi, vicinissimo a Firenze e Siena, ma non per questo è un paese che si è sentito secondo, pieno anch’esso di testimonianze e opere d’arte, come un affresco del XIV secolo raffigurante una Madonna col Bambino e un trittico di Bicci di Lorenzo del 1420 circa.
Ma la caratteristica di Greve è l’artigianato e il cibo, oltre naturalmente al vino, il nostro meraviglioso Chianti.

Qui ho incontrato Paolo Landini, la passione per l’antiquariato che lo ha fatto vagabondare per il mondo, in una sua intima ricerca del bello, dotato di grande ironia fiorentina, un personaggio d’altri tempi, un signore che, per passione, studia e scopre, ricorda e narra, ricerca e inventa, un padrone di casa dei tempi passati, quando si baciavano le mani alle signore e la buona tavola era un rito.

Ma Paolo e la sua famiglia, la moglie Maria Zita, esperta restauratrice di antichi dipinti e la figlia Diletta sommelier e il gatto Lupin, tutti appassionati di cucina, scoprono e ritrovano  la trattoria dal nome insolito, La Bottega del Moro, nelle vecchie stanze dell’ultimo fabbro del paese per un fil rouge fatto di cultura dei valori, atmosfere sospese, cadenzate nella notte dal gracidio delle rane del fiume vicino, muri pieni di storie, candide tende e tavole ombreggiate da alberi imponenti, tavolate di amici, sedie personalizzate dai nomi, cose semplici ma importanti, che solo la vita del borgo ti offre.
La Bottega del Moro che racconta dell’ultimo Fabbro del villaggio che aveva “bottega” qui e forgiava ferri da cavallo e cerchi per le botti in rovere del famoso Chianti, e la gente del paese lo chiamava “il moro” forse per via della fuliggine nera che copriva il viso.

 

Come afferma Paolo Landini “una ricetta non è mai tua completamente, semplicemente, si custodisce. E si tramanda….”

E così nei suoi piatti e nelle sue passioni  ci intravedi sullo sfondo la Toscana, la ricerca di antiche ricette, le storie e i detti, l’olio d’oliva, il farro, la Chianina, i piccioni e i conigli e i polli ruspanti, la cacciagione, il rosso festoso del Chianti tutto racchiuso in un habitat senza tempo, sospeso, fatto di cipressi secolari, di verde e di oliveti, un sogno reale attraversato dal nastro argenteo dell’Arno.
Nei piatti semplici di Paolo, mai banali, i profumi che ricordano il tempo senza tempo della memoria dell’infanzia, i dolci di Maria Zita appena sfornati, caldi, preziosi, ricordi, emozioni, ma principalmente si vede in loro la cultura di personaggi che tramandano  la storia e il cibo, il cibo inteso nei ricordi di antiche ricette segrete, legate al territorio e alle raccolte stagionali, ma principalmente inteso come famiglia, usanze, tradizioni, abitudini, ma soprattutto storie di persone, con le quali stabilire un  importante progetto di vita.
E poi  l’apoteosi, il vino Chianti, attore di una cantina importante ed orgogliosa, dove riposano centinaia di etichette toscane e di Supertuscany, selezionati da Diletta, sommelier.
Memorie immerse in un contesto naturale, quello toscano, che accoglie fiori, animali di casa, olivi, piante, viti, la terra, la vita che in un attimo ama e soffre sopra, la natura, il nostro passato, l’aria che si respira…questa è l’Italia.
Ristorante Bottega Del Moro
Indirizzo: Piazza Trieste, 14
50022 Greve In Chianti Firenze
Telefono:055 853753

Storie antiche per nuove emozioni – Cristina

forte 2.jpgIl capitano Nemo in Versilia la storia di un uomo legato al mare

Mare azzurro, vele tese verso il sole, sabbie di velluto, leggero refolo di vento sotto gli ombrelli colorati, estate attesa tutto l’anno; un fazzoletto di spiaggia, lo sguardo verso le vette della Pania, il profilo severo della Dormiente, la vetta più altera delle Apuane,  poi un giardino antistante la spiaggia, unico, spudorato nei colori, un trionfo di profumi: qui la storia di un uomo, Nemo Berberi, un uomo di mare, in paese un’istituzione, una vita semplice ma ricca di accadimenti ed emozioni,  mai banali, pieno di passione per la sua terra, il mare e la Versilia, una grande cultura del mare tanto da farne il suo elemento, le vele delle sue barche, sogni di evasioni per paesi lontani, sogni legati al mare,  una vita cadenzata dal movimento delle onde, inesorabile, dolce, ripetuto, senza tempo.

Incontro al Forte dei Marmi, al Bagno Assunta,  il  mitico Capitano Nemo Barberi, un “giovanotto maturo” dalla folta capigliatura bianca e il mare negli occhi, la faccia arsa dal sole e i solchi del viso che sono tutti i suoi sogni diventati nuvole,  una famiglia legata fortemente al mare della Versilia, che risale al nonno Palmiro Lari, detto il Vecchia, che si accontentò di un quadro da Carlo Carrà, allora sconosciuto, che non gli poteva saldare l’ombrellone stagionale, e Nemo che mi racconta una storia fantastica, quasi segreta, quando il Forte si chiamava, nel 1914, “ i magazzini”, una piccola borgata sotto il Capitanato di Pietrasanta, prima che diventasse Comune, costituita solo dal Fortino e da un magazzino, il rimessaggio del marmo, portato a valle dai bovi dalle montagne fino dai tempi di Michelangelo; e Nemo continua la sua favola di quando il Forte era tutta una palude e l’acqua arrivava dove ora ci sono gli alteri e lussuosi alberghi per i vip russi di passaggio,  e di quando Henry Moore era all’Assunta e faceva le bozze e i disegni delle sue immense opere al venticello del tramonto, seduto in riva del mare sui patini in legno, i pattini, come li chiamano qui; una famiglia la sua che dal mare ha tratto la sua attività, la pesca, i primi stabilimenti balneari, le cabine di legno tutte uguali,  inventandosi una cultura dell’ospitalità, abbinata naturalmente alla cucina, perché qui il pesce è….arte….., e nasce  dall’offerta di una cucina sana  e genuina, pesce appena pescato, tavole imbandite verso gli ultimi raggi del sole, verso tramonti che sanno di magia, le barche da pesca, estati piene di sole e poi le lunghe sere d’ inverno, segnate dai venti forti delle Libecciate e del Tramontano, i velieri lontani che raccontavano fughe e viaggi, romanzi d’ amore e  d’avventura, vele imponenti, fragili come farfalle, storie di marinai, storie di uomini.

E Nemo ti racconta l’ospitalità del Forte di Marmi di allora: i pochi ristoranti sul mare, selettivi, molta discrezione, quasi snobismo, le grandi famiglie italiane, la bicicletta come mezzo per muoversi, nomi come Agnelli  e Moratti, Rizzoli, gli Orlando, i Riello e Mondadori, Marconi, Corsini, un “piccolo mondo” dal basso profilo, ormai nei ricordi dei vecchi, le ville delle grandi famiglie di industriali nell’ombra dei pini di Roma Imperiale, Villa Agnelli che diventerà l’Hotel Augustus,  la targa a pochi metri dalla Capannina che recita: “Qui inizia il Principato di Roma Imperiale”, un paese particolare, dove la tenda si chiama capanno e  il villino si chiama baiadera, dove, da una vera capanna di pescatore nel 1929  è nata la discoteca più glamour e di classe della Versilia, La Capannina, oggi il locale più antico del mondo,  nata dalla felice intuizione di un vero signore in zoccoli di legno e il collo della camicia alzato, l’indimenticabile Nevio Frenceschi,  locale dove è stato inventato il Negroni e Renato Salvatori riuscì ad ammaliare la colta e raffinata Annie Girardot ed infine il Bagno Assunta, esclusivissimo e discreto,  con il suo ristorante sul mare dove, nelle notti d’estate si può ascoltare il fascino del silenzio, ed ognuno di noi si sente un vip, un privilegiato, solo perché “la Paola” cucina con amore uno dei suoi famosi piatti. Ed oggi, incredibilmente,  il “Bagno Assunta” è rimasto immutato, un’isola incontaminata dal lusso  dei nouveau riche, dell’armata del rublo, come i “logali” chiamano il turismo russo, turismo che ha preso il posto delle famiglie italiane della buona borghesia e che anima il “nuovo” Forte; ma il Bagno Assunta,  con le sue tende e il ristorante sul mare è rimasto selettivo, con la presenza estiva delle sue belle famiglie ospiti da decenni, senza clamori, chiringuiti, mise glam-rock, ma pieno  dell’allegria spensierata dei figli e dei nipoti delle nuove generazioni delle famiglie di un tempo.

Il mare, come sosteneva il grande scrittore/marinaio Joseph Conrad, è un’ esperienza che mette alla prova tutti i sensi: la vista, l’udito, l’olfatto, il tatto…….e per Nemo va inserito anche il gusto nell’assunto conradiano: il dono del mare che finisce inesorabilmente sulla tavola.
Questo è un ragazzo cresciuto sul mare, amante del mare, un pescatore, nato e cresciuto in un lembo di terra incastonata tra il mare azzurro della Versilia e la durezza delle Apuane, il profumo del salmastro che si confonde al Libeccio; Nemo vive le sue passioni fra “il Bagno” e la pesca, aspettando settembre, la fisiologica diminuizione del turismo in Versilia, aspetta che riaprano le scuole e finalmente riappropriarsi del suo elemento, il mare, per uscire con il suo “pattino”oppure la sua barca da pesca, buttare le reti al tramonto e andarle a ritirare alle prime luci dell’alba, piene di pesce, guizzante, vivo,  nella profondità del blu, gli stridi rauchi di gabbiani, con la luce che penetra nell’acqua, sotto il  cielo autunnale livido di pioggia, per ripetere all’infinito la storia di un rapporto intenso dell’uomo con il mare, sempre in bilico tra attese e incontri.

E poi, all’Assunta storie, profumi, sapori incancellabili, sicuramente trasmessi  che oggi Lucia ed Anna con la chef Paola Di Lorenzo ripropongono: grande talento, materia prima e la volontà di valorizzare i prodotti del territorio, nella zona che vede la cucina un punto focale della giornata sul mare, il successo di una chef per niente scontato, il paradigma di una cucina semplice, figlia della memoria, i prodotti al centro del piatto, segnati con eleganza da tocchi d’inventiva, una cucina eccezionale di cui Paola Di Lorenzo è padrona, una base di cucina classica con la sorpresa di piccole variabili geniali per sapori inattesi: il polpo viareggino con le patate, gli spaghetti con le arselle, piccolissimi moscardini appena nati, le alici appena pescate, crude con la cipolla fresca, l’impepata di cozze, il risotto agli scampi, gli spaghetti alla trabaccolara, la frittura inimitabile di un pesce di paranza appena pescato, gli inediti occhioni e i sugarelli, considerati a torto “pesce povero”, e poi il fantastico Cacciucco, il mare nel piatto.
La chef Paola Di Lorenzo è la testimonianza di come la cucina, interpretata con fantasia, possa trasformare i piatti della tradizione in momenti di emozioni e che la cucina stessa, come l’arte, sia la cultura di un popolo e di come un talento innato per trasformare antichi sapori in nuove e voluttuose emozioni possa emergere in autonomia, al di là di Guide e  stampa di settore, a volte penalizzanti, e creare una cucina radicata ai sapori e ai prodotti della Versilia, pesce appena pescato, che ogni giorno fa rivivere la poesia sfiorita della pesca lungo la costa della Versilia, attività nobile e fiera di un passato neppure troppo lontano.

Ma i veri viaggiatori partono per partire e basta:  cuori lievi, simili a palloncini che solo il caso muove eternamente, dicono sempre “Andiamo”, e non sanno perchè.
I loro desideri hanno le forme delle nuvole. – Charles Baudelaire –

 

 

RISTORANTE BAGNO ASSUNTA
LA.MAT BEACH
Via Arenile, 11
55042 Forte dei Marmi – Lucca

Ristorante Antico Uliveto – Cristina

francesco_siani.jpgE’ proprio nell’estate che L’Antico Uliveto si offre con le sue romantiche atmosfere, il candore delle amache, un parco pieno di segreti, punteggiato da gatti e papere in libertà, orci e grandi vasi imprunetani, flash spudorato di colore per i  fiori nel loro massimo glamour, il languido abbraccio degli ulivi quercetani, le atmosfere rarefatte senza tempo che Cristina e Massimo sanno evocare.

Ospiti perfetti, affiancati dallo chef Nicola Dati, una regia precisa e colta per abbinamenti ed emozioni, appagamenti sensoriali, antiche ricette rivisitate dal giovane chef

Una serata all’insegna dell’accoglienza toscana di Cristina e  Massimo  dell’Antico Uliveto che sposano la cultura vinicola della famiglia patriarcale Bariselli, che, dal 1898,  esprime la passione per la sua magnifica terra, la Franciacorta, nella produzione del suo vino.

Ristorante L’antico Uliveto
Via Martiri di Sant’Anna, 76
Pozzi di Serravezza – Lucca

Ca’ del Poggio dove il prosecco incontra il mare

clip_image002.jpgC’è il Prosecco. E c’è il mare. Il Ristorante Relais Ca’ del Poggio a San Pietro di Feletto, nel Trevigiano, coniuga alla perfezione le due anime della famiglia Stocco. Quella marinara, che ha portato Fortunato e la moglie Maria Stella ad affrontare una qualificata esperienza di ristorazione a Bibione, prima di trasferirsi a San Pietro di Feletto. E quella collinare, interpretata dai figli Alberto e Marco, che, con l’aiuto dei genitori, hanno fatto propria la tradizione familiare, rivisitandola con un tocco di modernità ed eleganza. Il Ristorante Relais Ca’ del Poggio è aperto a San Pietro di Feletto, lungo la Strada del Prosecco Docg, dal 18 ottobre 1994, e da allora incontra il crescente favore di una clientela raffinata ed esigente. Se il panorama sui colli del Prosecco che si ammira dalle sale del Ristorante Relais Ca’ del Poggio va dritto al cuore, il palato degli ospiti della famiglia Stocco è deliziato da una cucina marinara che, grazie alla creatività degli chef Marco Stocco e Vincenzo Vairo, si è ormai imposta all’attenzione dei più severi gourmet. Molto conosciuto nell’ambiente sportivo (in via dei Pascoli, unica salita certificata dalla Federazione Ciclistica Italiana, ribattezzata Muro di Ca’ del Poggio, sono transitati le edizioni 2009 e 2013 del Giro d’Italia e il Campionato Italiano Professionisti del 2010), il Ristorante Relais Ca’ del Poggio dispone di 80 coperti inseriti in un ambiente elegante e al tempo stesso familiare, in cui Alberto Stocco e i suoi collaboratori fanno sentire gli ospiti come a casa loro. Dal maggio 2013, l’offerta turistica di Ca’ del Poggio si è arricchita dall’Hotel Villa del Poggio, una struttura dotata di ogni confort che s’integra alla perfezione con l’ospitalità offerta dal ristorante, trasformando questo affascinante angolo della Marca Trevigiana – a 60 km da Venezia – in una specie di paradiso per una clientela che ama immergersi nell’atmosfera rilassata ed elegante delle colline del Prosecco.

     

RISTORANTE RELAIS CA’ DEL POGGIO
Ufficio stampa
Mob. 338 2103931
press@cadelpoggio.it
www.cadelpoggio.it

 

La tonnata Castelvetro (MO)

 Mercoledì 19 Giugno 2013

Tonno fresco del Mediterraneo accompagnato dai vini della Puglia della cantina “Tormaresca”.

presso Ristorante Il Cappero alle Mura
Via Cialdini n.36 – Centro storico di Castelvetro (MO)
Info e prenotazioni: tel. 059790842
www.ilcapperoallemura.it

Il sogno di Alice…Ospitalità toscana e chef gourmet – Cristina

alice foto fattoria.jpgHo bisogno…..
Di sogni che abitino gli alberi.. di canzoni che facciano danzare le statue.. di stelle che mormorino all’orecchio degli amanti… Ho bisogno di poesia, questa magia che brucia la pesantezza delle parole, che risveglia le emozioni e dà colori nuovi..
Alda Merini
Incontriamo una giovane imprenditrice toscana, Alice Dami,  che, assecondando le sue passioni, fa una professione molto interessante e unica: gestisce ville e casali toscani, li affitta a stranieri ed inoltre li “coccola” gestendo la cucina, la relativa spesa, le cene, gli eventi in villa…..
Propone e offre ai ricchi turisti un full immertion di emozioni e sensazioni, i sapori vincenti della Toscana,  che solo il nostro territorio offre, abbinati al nostro magnifico prodotto della nostra terra, il vino e l’olio, i frutti stagionali, la verdura, e poi la cucina, che gestisce da esperta chef gourmet, con i nostri impareggiabili profumi e sapori.
Non cuoca, ma forse di più, una sorta di “cucina per gli amici”, per cui metterci sapienza, professionalità, cultura e cuore, perché animata dal progetto di una offerta unica, nel panorama del turismo:
«La cucina è materia e territorio, il cuoco non è un artista ma se ha la fortuna di avere un talento innato  può diventarlo, come afferma Alice Dami, lo studio del territorio, che in Italia è diversificatissimo con un’offerta che varia tantissimo dalle Alpi alla Sicilia, e della tecnica può davvero trasformare la scienza della cucina in arte; per funzionare bene, l’impresa del turismo più la ristorazione, deve ricordare che, oltre alla cucina, si deve porre la massima attenzione anche all’ambiente, all’ospitalità e al servizio, concordando la motivazione che è quella di una grande passione, che, nel nostro paese, è favorita dall’ambiente unico, dai percorsi d’arte, dalle strade del vino, dai prodotti impareggiabili.I miei capisaldi: territorio, creatività e materie prime”.
Infatti la filosofia di Alice è .. vivere la  toscana in tutti i suoi” sapori”…..
Alice Dami, cuoca per diletto, personal shopper per vocazione, manager di proprietà collocate tutto attorno a Lucca ma soprattutto fac-totum per selezionati clienti che vengono a visitare la Toscana affittandosi una villa, la più piacevole e lussureggiante frontiera dell’home-away-from-home, per un week end o la settimana intera.
Ville grandi e piccole, belle, rustiche, fastose, Alice ne gestisce tante, ma il suo habitat ideale è una villa che è appartenuta alla famiglia Orsetti, situata sulle prime colline lucchesi, versante pisano, che è un ex  casale del 18 secolo restaurato dal proprietario, un  simpatico  signore  aristocratico viennese, con ottimo gusto nei dettagli e nella cura dell’arredamento. L’intera proprietà è composta da 3 porzioni abitative, con grandi oliveti coltivati con cura e puntualità stagionale.  A 10 minuti dall’Aeroporto di Pisa, a 20 minuti dalle spiaggie nobili della Versilia e dalle notti più glamour delle discoteche sul litorale tirrenico, vicinissima ai percorsi d’arte di Firenze, Lucca, Pisa, Siena, e, per gli appassionati enologhi, le visite alle cantine toscane più esclusive;  l’ospitalità della villa lucchese offre anche la pace e la serenità delle lunghe giornate delle vacanze toscane: il parco secolare   e  i percorsi vita dentro un bosco che sembra incantato, per piacevoli camminate.
La casa offre agli ospiti una strana e piacevole sensazione, che è quella di abitare una vera casa, in ogni angolo racconta i gusti e le mode e le passioni delle diverse famiglie che si sono avvicendate nei secoli,anche perché,  nei restauri, sono stati conservati molti degli arredi originali, tra cui pezzi di antiquariato e oggetti curiosi e preziosi.
Il dolce far niente in  piscina,   immersa nel bellissimo parco, è il leit motiv delle giornate di ozio, ma, unico, è l’esempio di giardinaggio ecologico più moderno: tipi di rose diverse, le antiche rose, uniche e rarissime, profumate, e poi le diverse specie arboree utilizzate lungo il parco, come lecci, bagolari, cipressi, robinie, cedri del Libano, pini, ginko biloba, cespugli sempreverdi di bordura come il tasso, l’alloro e la lentaggine e alcuni esemplari di Sophora japonica, quercie, olivi d’argento e magnolie, il viola strepitoso del rosmarino che si fonde al rosso aggressivo dei gerani e delle petunie…..il tutto per disegnare  un panorama unico di grande bellezza nel quale Alice si fonde, con la sua gentilezza e grande cura dell’ospitalità.
E poi bordure vicino alla casa di erbe aromatiche, alloro, basilico, rosmarino e salvia, erba cipollina, aglio, citronella, tutte infondono aromi e profumi  in  tutta la casa, sono loro l’ingrediente principe della cucina di Alice, prodotti  genuini, di grande qualità, la vera base per i piatti della sana cucina toscana ..   il tocco personale della chef gourmet conferisce un appeal innovativo, le vecchie ricette toscane reinventate, tavole curate nei dettagli, la luce ammiccante e tremula delle candele mischiata a fiori sparsi dovunque, tovaglierie di antichi lini e ricami, l’argenteria, al cliente viene offerta la possibilità di fare esperienze culinarie e degustazioni uniche, portando nel suo paese ricordi, profumi, odori, sensazioni che fanno parte di una cultura del nostro paese, in quanto la cucina è la cultura di un popolo.
Inoltre, nella tenuta, si svolge anche il corso di cucina toscana, che è più una rieducazione agli aromi, un percorso per recuperare il gusto della cucina toscana – la cucina povera – fatta di olio buono, pane di campagna, la chianina, la ribollita, i piccioni, la trippa, il lampredotto, i conigli, il baccalà…..
Alice propone la sua offerta di ospitalità, fatta di grande cura dell’accoglienza, ambiente impareggiabile e unico, atmosfere, ricordi, cultura, tutto diventa sogno, ma per Alice il sogno è la  realtà della sua vita.
Quello che Alice organizza:
• Un giro pratico della città il primo giorno di corso, per conoscere i servizi locali da utilizzare durante il soggiorno.
• escursioni di un giorno intero o di mezza giornata nei dintorni di Lucca.
• gite in bicicletta nella natura.
• visita dei musei cittadini.
• visita storico-artistica di Lucca.
• visita di fattorie e frantoi toscani  con degustazione di vino e olio
• visite “tematiche” di Lucca (alla scoperta delle tradizioni, dei misteri, delle antiche botteghe artigiane..).
• Visite a città d’arte, come Firenze, Siena, Pisa, San Gimignano
• partecipazione a eventi culturali con l’insegnante (cinema,teatro,concerti).
• lezioni sulla musica italiana (classica e moderna).
• lezioni di cucina
• Partecipazione a sagre e feste di paese, secondo calendario.
Alcune piante che formano l’arometo di Alice, la base delle sue ricette che hanno gli aromi come denominatore comune:
Lavanda, Salvia Mediterranea, Timo, Rosmarino, Origano e Maggiorana, Alloro, Drangoncello, Santoreggia e Menta , Artemisia, Corbezzolo, Lentisco,
Mirto, Finocchio selvatico, Ruta e Rabarbaro……..
 
Manzo all’arometo
 
Ingredienti
 
1 kg di manzo
timo
maggiorana
basilico
prezzemolo
santoreggia 
erba cipollina
aglio
aceto balsamico
olio extra vergine di oliva
sale pepe
 
Preparazione
Rosolate in una casseruola a bordo alto il pezzo di carne salato e pepato, a parte tritate con il mortaio o mezzaluna le erbe aromatiche, l’aglio aggiungete aceto balsamico e lasciate in fusione, a cottura ultimata tagliate a fette l’arrosto, adagiate sopra la salsa dierbette e servire con carote e sedani stufati in salsa di pomodoro
 
Tagliolini di Pasta fresca all’arometo
 
 
Ingredienti
Tagliolini di Pasta fresca 
basilico
prezzzemolo
timo
santoreggia
maggiorana
aglio
olio extra vergine di oliva
pepe sale
una dadolata di pomodoro fresco 
 
Preparate
Cuocete la pasta in abbondante acqua salata
Fate un pesto di basilico, prezezmolo, timo santoreggia, maggiorana e aglio aggiungete olio extra vergine di oliva, pepe sale
cuocete la pasta
Scolatela conditela con la salsa di erbertte, aggiungete una dadolata di pomodoro fresco e servite
 
Alice Dami
www.aliceselections.com
mail: alice@aliceselections.com
phone:341 9036471

Ristorante Pescerosso a Firenze inaugura il nuovo chef che viene dall’Australia….- Cristina

285768_215469735264854_2031645805_n.jpgA Firenze, in Piazza della Repubblica
 
Firenze riscopre celati splendori: una città nascosta che s’intreccia fra le mura della nuova Firenze, rovesciando la prospettiva d’osservazione di Piazza della Repubblica.
Il Palazzo dei Catellini, edificato nel XIV secolo e legato alla storia di una delle famiglie più antiche di Firenze i Catellini di Castiglione, perse il suo ‘dominio’ su Piazza della Repubblica a seguito delle modifiche urbanistiche del periodo di Firenze Repubblica. La nuova riorganizzazione lo pose sul ‘retro’ della nuova piazza e, nel periodo di guerra, le sue mura vennero celate da altre più recenti.
esterno_del_locale1.jpgGrazie a lavori di ristrutturazione, che hanno capovolto nuovamente l’assetto, le originali strutture della piazza sono potute riemergere quasi intatte. Preservate proprio dallo storico inglobamento, sono state ritrovate l’antica porta, che dava diretto accesso all’odierna Piazza della Repubblica, e la duecentesca facciata di palazzo Da Castiglione che sottostà alla struttura attuale.
É qui che oggi possiamo scoprire un ristorante abbastanza nuovo, il Pescerosso, le cui pareti della sala da pranzo vengono arricchita da questo storico recupero.
Un ristorante che si collega, in proprietà e gestione, allo storico Caffè letterario Le Giubbe Rosse, ed offre un menù attento ai frutti della cucina e del mare toscano.
riso.jpgIl Pescerosso è uno di quei posti che trasformano la sonnacchiosa Firenze nella capitale del bien vivre gastronomico: il re della cucina è David Rosati e la sous chef è Gabriella Miotto Dall’Oglio, una insolita chef dalle origini veneto/brasiliane: insieme formano un mix di cultura multietnica, che offre la ricerca di nuovi sapori, l’influenza della cucina mediterranea, basata sulla freschezza e sulla stagionalità dei suoi ingedienti incrociati e influenzati da sapori di terre e culture lontane . Rosati, di formazione pasticciere sotto la scuola di Marcello Pieraccioni, mitico pasticciere di Pontassieve, quello dei “fuori porta” dei fiorentini, è stato uno chef errante e giramondo, una cultura ai fornelli creata a giro per il mondo.
 
Alla ricerca continua di  stimoli  nuovi e nuove sfide, con l’obiettivo  finale di vincerle, si  tuffa in nuove avventure, vedi i suoi viaggi intorno al mondo, la curiosità che anima il suo vagabondare colto, mai banale, non dimenticando mai  il territorio e mettendo  in luce la materia prima, perché la considera  il punto  di  partenza di ogni  buona cucina. Rosati, che ha scelto il mondo come casa e ha passato gli ultimi 10 anni girando per il mondo, prima di stabilirsi a Sidney in Australia per 7 anni ha avuto molteplici esperienze, quella che lui considera la sua “scuola professionale” in Venezuela, Singapore, Thailandia, Bali e poi l’Australia; ci stava bene, visto che le stagioni sono invertite nel continente australe, dove vivono 700 mila italiani e dove i ricordi, i sapori dell’Oceania “sposati” alle passioni e le emozioni dell’Italia hanno contaminato e dato una impronta alla sua cucina in quanto la cucina australiana, influenzata dalle numerosi immigrazioni di cui l’Australia ha risentito, ha contribuito a creare in questo poliedrico chef una vera cultura multietnica, dove si ritrova il ricordo rigoroso della freschezza del pesce appena pescato di mari lontani e incontaminati e i sapori nostri, mediterranei, veraci, freschi. Nato con la passione e l’amore per la cucina, è animato da una continua ricerca, un susseguirsi di esperimenti che sono la base della sua filosofia  gastronomica,  resa ancora più tangibile dalla ricerca spasmodica del  luogo d’origine. Preparare un piatto dove i sapori di terre lontane si fondono con i prodotti italiano, culture nate dai suoi ricordi, delle sue emozioni, la consapevolezza di come in  realtà il rito della tavola sia così importante tanto da sviluppare una ricerca per cercare di capire l’importanza del cibo e le relazioni tra le persone quando si siedono a tavola, quindi il cibo visto anche e non solo come veicolo di relazione.
La riscoperta della semplicità per arrivare all’eccellenza.
La Cantina del Pescerosso: 
Una grande selezione di vini nazionali e internazionali
Oltre 150 etichette di bianchi nazionali e internazionali tra cui spiccano nomi importanti di aziende emergenti ed una più breve, ma prestigiosa rassegna di rossi tutti selezionati con scrupolosa attenzione per ottenere un perfetto abbinamento con i piatti proposti in menù. Particolare attenzione è stata riservata ad alcune regioni e zone di Italia, come ad esempio gli eleganti e sofisticati vini di Bolgheri, o i classici punti fermi del nord Italia.
Oltre ai vini il ristorante propone una selezione dei migliori spumanti italiani e champagne, vini da dessert, vini da meditazione, distillati e grandi whiskies di malto.
 
Ristorante Pesce Rosso
Piazza della Repubblica 11-12R
50123 Firenze
Tel +39 055 2776364
www.ristorantepescerosso.it
info@ristorantepescerosso.it
 
 

Passeggiando per Agerola

14 Aprile 2013 dalle ore 10.00

Alla scoperta dei sapori di Agerola

 

PROGRAMMA:

ore 10.00 Colazione con latte di mucca di razza agerolese e dolci della nonna presso Bar S.P.Q.R.

ore 10.30 Visita al salumificio Cardone con dimostrazione di produzione di salumi tipici e piccola degustazione

ore 11.00 Visita all’Azienda Agricola Naclerio con dimostrazione lavorazione fiordilatte e altri formaggi e piccola degustazione

ore 11.30 Visita al Biscottificio Naclerio Armando con presentazione taralli e biscotti di Agerola e piccola degustazione

ore 13.00 Pranzo presso Osteria La Pennata con menu tipico agerolase

 

Menù:

Antipasto agerolese tipico

Spaghetti dell’osteria con lardo, noci e Provolone del Monaco DOP

Pasta e patate con patate agerolesi e provola

Arista di maiale con patate al forno

Insalata mista

Dolci agerolesi della nonna

Pizza di crema di Zia Lucia

Acqua e Vino della casa

 

ore 16.30 Visita a stalla tipica con mucca di razza agerolese

 

25 € per i Soci dell’Associazione Spaghettitaliani e giornalisti

35 € per i non Soci

 

per prenotare: www.spaghettitaliani.com/ModuloPrenotazione001.htm

per informazioni: 0817712661 -3938744749 – 3471198517

 

ASSOCIAZIONE SPAGHETTITALIANI

Via Salvo d’Acquisto, 6 – San Giorgio a Cremano (NA) – 0817712661

 

Cordiali saluti.

Luigi Farina

Presidente Associazione Spaghettitaliani

0817712661 – 3938744749 – 3471198517

 

Terrazza Aperol

Pranzo, Aperitivo e Brunch

Una location esclusiva che rispecchia la natura easy going dell’aperitivo del momento, un luogo di tendenza, una vetrina per un pubblico vivace, dinamico, eclettico, ed internazionale che vive il centro del capoluogo lombardo. Aperta dalle 11 del mattino fino a mezzanotte e il sabato fino all’una, Terrazza Aperol serve un’ampia offerta di aperitivi e cocktail e, per il pranzo, un menu glocal con tipicità della cucina internazionale e locale, da gustare nello spettacolare salotto affacciato su una delle più belle piazze d’Italia.

Il design

Per creare il locale, il designer Antonio Piciulo si è concentrato su un’idea: sviluppare la potenzialità che un liquido – Aperol Spritz – può generare. Questo concetto è stato tradotto in un layout e in elementi di arredo che ricordano il prodotto, a partire dal barcounter, “un fotogramma freezato di un fluido sospeso nell’aria”. Una scultura unica, tridimensionale, levigata e sensuale di color arancione borealis. Un organismo sinuoso che non è solo scultura ma fusione tra architettura e design. La fluidità viene modellata ed esaltata con il colore di Aperol, amplificandone la percezione immateriale e trasformando il bancone in una presenza strutturata, seppur leggera e funzionale all’uso. Il fil-orange percorre tutto il locale, dalle bolle che dal cavedio salgono ed entrano nel locale riprendendo il perlage di Aperol Spritz, fino al table-set a forma di goccia arancione e al menu (es. Mise en bouche e sorbetto all’Aperol). Laureato in Scenografia all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Antonio Piciulo lavora a Roma per vari anni in televisione, teatro e allestisce istallazioni multimediali. Si trasferisce 3 anni fa a Milano ed entra nell’entourage pubblicitario in qualità di set designer collaborando con diversi registi di fama internazionale. Incontra sul set di uno spot il team Campari e questo segna l’inizio di una serie di collaborazioni: eventi, set pubblicitari fino ad approdare all’incarico della realizzazione della Terrazza Aperol. 

L’aperitivo 

È il cuore dell’offerta e ruota attorno ad Aperol Spritz, l’aperitivo che dal veneto ha spopolato anche oltre confine. Terrazza Aperol presenta un ampio assortimento di cocktail e innovativi cocktail solidi (es. Cosmopolitan, Caipiroska, Aperol Spritz) oltre ai tradizionali in versione analcolica per chi preferisce un aperitivo light. Per il food: il classico aperitivo milanese si è unito alla tradizione del tapas-bar in versione gourmet: cartoccio di chips di patate, pane caldo croccante con robiola, salsa alle olive, gelée di pomodoro e straccetti di burrata; tramezzini aperti, tapas con amaranto, crescenza, prosciutto crudo, senape e marmellata di fichi: ricette dal colore spagnolo e gusto italiano, qualità che trasmettono la solarità e la socialità di Aperol.

 

Gruppo Autogrill

rosalba.benedetto@autogrill.net

 

antonella.pinto@autogrill.net

Davide Campari Milano SpA – Italia 

Paola Baravalle Tel. +39 02 6225.1 

paola.baravalle@campari.com 

Marianna Lovagnini – Tel  +39 02 85457040

m.lovagnini@dandp.it