Il magico colore di Antonio Nicolò “Astra”

LOCANDINAIl magico colore di Antonio Nicolò “Astra”
Personale dell’artista all’Accademia Art Gallery
Reggio Calabria, 6 maggio – 27 giugno

Essenziale, potente il reggino Antonio Nicolò è artista raffinato tutto proteso ad indagare il colore e l’essenza della forma.
Dal 6 maggio al 27 Giugno l’Artista è presente all’Accademia Art Gallery di Filippo Cogliandro con la sua personale curata da Elmar Elisabetta Marcianò.
Arte e cibo hanno sempre costituito un connubio importante e reciprocamente costruttivo. Un’artista si mostra attraverso diversi linguaggi che vanno da quelli del 1corpo al costume passando per la pittura e le arti figurative, spesso messi in relazione con la costruzione di installazioni e performance abbinate al cibo, legate dalla fantasia.
E così l’artista, come lo chef, crea nuovi stili attingendo, con la fantasia e la memoria, a culture diverse, combinando colori, osando abbinamenti differenti, sperimentando nuovi linguaggi. In bilico tra tradizione e modernità ogni opera ogni piatto, ogni ricetta hanno forme nuove che ci permetteno di vedere la nostra quotidianità con occhi diversi. Sempre diversi. Sempre curiosi. Perché essere curiosi di conoscere e sperimentare è il fulcro della nostra esistenza.
La ricerca dell’artista Antonio Nicolò insiste sull’opera astratta elevandola a “profili” di altissima espressione informale; ne risulta così una pittura alter – ego del concreto non avversa alla realtà, ma essa stessa realtà definita appena lì al confine di grandi, ampie stesure di colore. Non è, perciò quella di Nicolò, una pittura che suggerisce l’idea, ma l’idea stessa accaduta in qualche passato che si fa, infine, proiezione di tanti possibili futuri, tanti quanti se ne possono intuire in quelle grandi distese di materia colorata. C’è così in essa una solennità del dipingere che offre pasti e impasti violenti e contrastanti o leggeri e soavi.
2Grandi impronte guadagnate dalla materia cupa del colore si offrono allo sguardo con vigorosa forza di stesura determinando vaste superfici attraverso una concentrazione cromatica sempre maggiore in cui il rosso, il giallo e in nero dominano lucidi e irradianti. L’opera che ne risulta è sfrenata e intemperante per l’utilizzo di colori saturi e del pigmento steso con la spatola che cattura la luce accentuandone il suo emergere. Toni gialli e aranciati espressione della potenza luminosa e il blu più profondo per “velare” l’istinto. Il colore pare respirare sulla tela e prendere forma man mano che la mano dell’artista procede forte e sicura.
Dunque, energia di massa in sintonia con la resa di uno spazio pulsante in cui il coinvolgimento sensoriale è totale, l’empatia sedotta e conquistata dalla forza cromatica e dalla gestualità segnica che rivendica il proprio ruolo e costruisce una trama di “tocchi” che si offrono alla luce senza rinunciare a ritmi eleganti e colmi di silenzio.
L’Artista Antonio Nicolò.
Il dott. Antonio Nicolo’ è un affermato professionista reggino, medico anatomopatologo con la passione per la pittura e la scrittura dove esprime il suo interesse per l’analisi storico-mitologica greca con particolare riguardo ai poemi Omerici.
Il dottore Nicolo’ da anni si presenta nel panorama della cultura calabrese creando stupore ed attesa poiché i suoi campi di interesse riguardano da sempre le arti che si integrano tra parola ed immagine.
Non è un caso infatti che Nicolo’, come artista e scrittore, si sia occupato del viaggio interiore dell’uomo contemporaneo alla ricerca di quella radice antropologica e soprattutto esperenziale, dimostrando come la matrice magno – greca è per Nicolo’ una strada che da anni lo porta alla lettura di testi antichi ed ad una attualizzazione della storia nei suoi corsi e ricorsi.

Writer: Elmar Elisabetta Marcianò
L’A Gourmet L’Accademia Art Gallery
Via Largo Cristoforo Colombo, 6
89125 – Reggio Calabria

Dal Web Telescope alle opere cosmiche di Mario Vespasiani: arte e scienza verso l’infinito.

DSC02876Dal Web Telescope alle opere cosmiche di Mario Vespasiani: arte e scienza verso l’infinito.

Dal lancio in orbita del Webb Telescope alle visioni di Mario Vespasiani:
arte e scienza rivolgono lo sguardo verso l’infinito.

In due date simboliche di fine 2021 – nel solstizio d’inverno e nel giorno di Natale – sono avvenuti due eventi particolarmente significativi e colmi di aspettative, che da sponde apparentemente opposte proveranno a rispondere ai grandi interrogativi dell’umanità: riguardo al senso di infinito, sulla presenza di altre forme di vita nell’universo e sulla possibilità di spingere lo sguardo oltremisura.

Da un lato l’arte visionaria, dall’altro la più alta tecnologia applicata all’astronomia: da una parte Mario Vespasiani che con le sue ricerche non è una novità a sondare i più svariati ambiti del sapere, dall’altra una collaborazione di primissimo livello tra la NASA, l’ESA Agenzia Spaziale Europea e la CSA canadese, per la costruzione del WEBB Telescope (JWST).

image (1)Il 21 dicembre con la presentazione in rete del video che introduce il progetto M-Ethereum, Mario Vespasiani ha svelato l’anteprima di tale evento che è composto da stelle tridimensionali, da un telescopio (Encounter) motorizzato e da un rover (Enoch) telecomandato a distanza, le cui immagini riportate costituiranno la mostra insieme ad opere su tela e su carta. Un lavoro nato dall’osservazione dello spazio come della propria interiorità, che si è sviluppato progressivamente, come una conquista di una certa consapevolezza e della capacità intuitiva di raggiungere distanze siderali.

Pochi giorni dopo, il 25 dicembre dalla Guyana francese è decollato il James Webb Space Telescope, vanto dell’astronomia mondiale, dalle cifre impressionanti: venticinque anni di lavoro, mille persone coinvolte per un investimento di dieci miliardi di dollari. Con una missione da compiere ancor più ambiziosa, far luce sulle prime stelle dell’universo e perlustrare il cosmo alla ricerca di forme di vita. Il WEBB ora in viaggio, percorrerà nell’arco di un mese 1,5 milioni di chilometri dalla terra, fino a stabilirsi nel punto di Lagrange L2, un’area di maggiore stabilità che gli consentirà di operare con pochissimo carburante.

IMG_5850..Le opere di Mario Vespasiani nel corso del tempo hanno costantemente sorpreso per innovazione e tecnica progettuale come per l’originalità dei contenuti, capaci di orientare l’attenzione verso soluzioni dai riferimenti complessi, ma intuitive nella comprensione: passando dal cosmo agli abissi, dal concetto di anima all’inconscio, da stili inediti a quella sua tipica forma di linguaggio in continua evoluzione. Ora col progetto M-Ethereum è come se fossimo chiamati dall’artista a seguire questo viaggio dimensionale che piega lo spazio- tempo, che inarca la memoria verso un approdo non accessibile solo con i sensi esteriori.

IMG_6826Se i materiali e la geometria in Vespasiani hanno avuto spesso un ruolo di primo piano, nella struttura del WEBB Telescope già ad un veloce sguardo risultano emblematici: diciotto pannelli esagonali, composti da berillio placcato in oro, che con un rimando agli alveari, lo fanno sembrare quasi più un astronave che un telescopio, dalle superfici riflettenti – oro sopra e cromata sotto, dov’è collocato uno scudo termico dell’ampiezza di un campo da tennis – per spingersi ad osservare i corpi celesti a miliardi di anni luce da noi, apparsi durante la formazione dell’universo 13,8 miliardi di anni fa.

A differenza del telescopio Hubble, posizionato a 530 km di distanza, che in trent’anni di servizio ha permesso l’osservazione di galassie, nebulose e buchi neri, il WEBB sarà collocato molto più lontano e non potrà ricevere alcuna manutenzione, ma entrambi, essendo posizionati in orbita, non subiranno la distorsione di immagine causata dell’atmosfera terreste. Tra circa un mese il WEBB Telescope raggiungerà il punto Lagrange L2 dal quale potrà scandagliare il cielo in modo accurato. Una zona d’osservazione ottimale perchè si tratta di un’area dove l’attrazione gravitazionale della terra e del sole si annullano a vicenda, permettendogli di rimanere stabile all’interno del sistema solare.

L’osservazione è all’infrarosso, perché la luce prodotta da quelle antiche stelle è stata “dilatata” nel tempo a causa del loro allontanamento e oggi si possono scorgere solo grazie a tale lunghezza d’onda. Ottimale anche per lo studio dei pianeti extra-solari, per IMG_6975.operare nell’infrarosso il telescopio dovrà essere molto freddo e perciò, una volta arrivato a destinazione, dispiegherà un “ombrello” gigante per proteggersi dalle radiazioni solari. Ci potrà raccontare in che modo le galassie siano cambiate nel corso del tempo e dirci di più su materia ed energia oscura. Sarà perfino possibile cogliere la formazione di stelle e pianeti in atto, scrutando le nebulose avvolte da polvere e gas per capire cosa succede al loro interno nel momento di genesi.

Le opere di Mario Vespasiani si pongono l’obiettivo di fissare nello sguardo già ora quegli scenari futuri, in quanto sia l’arte che la mistica, hanno sempre avuto la facoltà di aprire all’uomo il senso della percezione dello smisurato, come dell’infinitamente piccolo. Ecco perchè non è azzardato dire che arti e scienze possano andare di pari passo, per sostenersi e incoraggiarsi durante un cammino che vede l’uomo nuovo, non più egoico e bellico, ma curioso e generoso, come lo è la ricerca e lo spirito dell’artista.

Mentre il mondo sembra preso da tutt’altre tematiche, da urgenze da cui pare non voler uscire, è gratificante constatare che in diverse zone del nostro pianeta terra, pur nella diversità dei linguaggi e degli obiettivi, ci siano delle persone che lavorano per l’evoluzione della conoscenza esterna e tecnologica, come di quella insondabile e intima, quale è quella dell’anima. Nella certezza che in un prossimo futuro possano vivere non come entità separate e ben distinte, ma come un unico organismo che vibra in armonia con l’universo, col quale non vorranno solo fare esperienza, ma soprattutto unirsi.

Le grandi mostre a L’A Gourmet L’Accademia. “Calligrafie Astratte di Luce” di Natino Chirico

_VCA1717Le grandi mostre a  L’A Gourmet L’Accademia. “Calligrafie Astratte di Luce” di Natino Chirico

Dal 13 dicembre fino al 13 gennaio 2022

Arte e cibo, Arte e fashion, Arte che affascina, stupisce, ti conquista, la facoltà, e direi la peculiarità insita nell’uomo di stupirsi, di lasciarsi avvolgere e rapire dalla meraviglia del reale, ma anche di abbandonarsi e sperimentare la libera e audace “magia” della creatività.
Scaturisce da queste premesse il progetto de Le Grandi Mostre, da un’idea di Elisabetta Marcianò Elmar – per un’inedita collaborazione, tra le sterminate costellazioni dell’estro, un dialogo tra arte e cibo: i sogni di artisti visivi verranno trasformati da un artista del gusto come lo chef Filippo Cogliandro dando vita a una vera e propria “arte- culinaria”, cibo e arte in relazione per piatti unici e inediti che verranno inseriti nel menù.
Nopere di Chirico a L'Accademiaell’affascinante cornice del Ristorante L’Accademia Gourmet, prende origine il Progetto de Le Grandi Mostre d’Arte, iniziando da un grande artista reggino internazionale, Natino Chirico,  un connubio sperimentale, attraverso il quale lo chef Filippo Cogliandro  reinterpreta importanti opere di Artisti, un ponte ideale tra visione e gusto, tra l’ammirazione dell’opera d’arte e l’emozione nel sentirla viva, fragrante, dolce e sensuale, “sentirla”, con la complicità degli artisti per presentare un’opera prestata al gusto, interpretata dalla creatività dello chef Cogliandro, per una cena unica, NATINO CHIRICO ^ (1)magica, che, pur mantenendo la poetica degli artisti rappresenta una lettura personale sulla relazione con la tavola: delicate trame e giochi di colore che non potremo mai, ma vorremmo, indossare come gioielli, segni contemporanei di fragilità che ognuno può adattare alla propria personalità, mondi fantastici fatti di giochi, di fate e di sogni che sembrano usciti dalle  resine, dalle colle siliconiche, dal colore a olio e tempera e allora, gustare per essere, per scoprire, suggestioni vive e meravigliose.
E’ reggino l’artista Natino Chirico che firma la prima mostra d’Arte al Ristorante L’Accademia, “Calligrafie Astratte di Luce”, un’esposizione di circa 40 opere,  fruibile dal 13 dicembre fino al 13 gennaio, allestita all’interno del ristorante completamente rinnovato e pronto ad accogliere Grandi Mostre di respiro nazionale ed internazionale. L’Artista Natino Chirico, nella sua lunga carriera, ha collezionato successi nazionali ed internazionali,opera in Galleria è da sempre nome eccellente di una ricerca artistica originale e appassionata, eclettico e curioso, si è avvicinato al mondo del cinema, della moda e si è distinto per gli innumerevoli riconoscimenti in giro per il mondo.
“Mi onora moltissimo ospitare la prima mostra a Reggio Calabria del Maestro Natino Chirico a L’A Gourmet L’Accademia che si sta trasformando lentamente in una vera e propria galleria d’arte” dichiara visibilmente soddisfatto lo chef Filippo Cogliandro. Come “imprenditore” mi sono avvicinato al mondo dell’Arte portandolo a L’A Gourmet Filippo Cogliandro (1)L’Accademia che è un chiaro riferimento a questo universo unico che da sempre mi affascina e mi appassiona, nuovi linguaggi e nuove visioni espressive. Non desideravo altro che continuare nel segno della grande Arte e quella del Maestro Natino Chirico va a consolidare un percorso in cui credo molto, tutto rivolto a questa straordinaria città che continua ad offrire spunti meravigliosi di bellezza.”
L’Artista Natino Chirico ci parla della mostra e del grande entusiasmo del  suo “ritorno a casa” nella sua Reggio: La mostra Calligrafie Astratte di Luce è la conferma di un rapporto particolare con la città già a partire dalla scelta dell’opera simbolo: Scilla. Una grande tela in cui il Mito si muove su onde di colore acceso, testimone della bellezza di una civiltà antichissima che ancora sa donSCILLAare al mondo un senso del bello assoluto. Scilla come metafora della nostra città: meravigliosamente terribile, seducente ti attrae e poi ti respinge,  tempestosa, intrisa di stupore, potenza vibrante di estetica Kantiana.”
Entusiasmo espresso anche da parte del direttore artistico Elmar Elisabetta Marcianò
“L’Arte, dopo l’A Cena Dalì e La Cena Futurista, rappresenta un veicolo forte di cultura e bellezza grazie al quale la cucina dello chef Filippo Cogliandro si esprime anche come Arte. Quello de Le Grandi Mostre d’Arte è un progetto unico nel suo genere, mai fatto in Italia, Arte e Cucina Gourmet, nasce oggi un nuovo spazio espositivo di un ristorante che diventa anche galleria d’arte nel cuore della città che aprirà i battenti con Natino Chirico, un artista reggino di livello internazionale”.
La mostra è Patrocinata dalla città di Reggio Calabria, Assessorato alla cultura e al turismo. Il VeL'Arte di Chirico a L'Accademia Gourmetrnissage d’apertura è stato lunedì 13 dicembre dalle 17,30 alle 22,30 curato dalla Brigata di Cucina dello chef Filippo Cogliandro. Ingresso libero con obbligo green pass base.
Per Info: Ristorante 0965 312968 –
Elmar Elisabetta Marcianò: 366 101 9145 Comunicazione Igor La Camera, Progetto Grafico Cinzia Erdas, addetto stampa Cristina Vannuzzi.

Davide Cufaro Petroni e la sua Istanbul Spazio Art d’Or a Bari

IstambulDavide Cufaro Petroni e la sua Istanbul Spazio Art d’Or a Bari
Dal 4 dicembre 2021 fino all’8 gennaio 2022

Un nuovo prestigioso appuntamento nel mese di dicembre con l’ Arte allo Spazio Art d’Or (Galleria Multimediale del Made in Italy) diventato ormai un punto di riferimento esclusivo per la città di Bari. L’affascinante scrigno del bello, location di eventi, di brand ed eccellenze esclusivo dove, in questi mesi, si sono avvicendati grandi nomi della Moda, dell’Arte e Il comandate Cufarodel Design, luogo ormai ambito da tutti coloro che desiderano fare conoscere le proprie creazioni.
Il prossimo appuntamento è con l’Artista Davide Cufaro Petroni … e Istanbul.
A Bari per presentare la sua mostra viene introdotto dal capo redattore di Affari Italiani il noto giornalista Antonio V.Gelormini, la Mostra è a cura di Guido e Marina Corazziari fondatori dello Spazio Art d’Or.
La mostra è una narrazione romantica di Istambul, un tour virtuale in un luogo surreale, scene di vita che sembrano un gioco, rallegrate dal misterioso e frenetico roteare del ballo cosmico dei Dervisci danzanti, un rifugio in cui creare un mondo tutto suo carico di un mistero invisibile dove musica, voce e movimenti diventano un’unica vibrazione, il danzatore roteante diventa parte del tutto, si allontana dalle cose terrene e si immerge nella divinità e lo spettatore viene ipnotizzato dall’armonia melodiosa della danza e partecipa a un viaggio mistico che crea una spirale di comunicazione tra cielo e terra.

FA78gY9WEAcyNa8Titolo della mostra:
“My Name is East, My Name is West”
Istanbul gateway to Heaven

Ridefinire gli spazi, rimodulare il tempo, “My Name is East, My Name is West” è un’opera che si ripropone di affrontare la millenaria dicotomia fra l’Est e l’Ovest di Istanbul, porta fra due mondi, laboratorio a cielo aperto di culture. Ho fissato per così tante volte i suoi contorni, i suoi mille profili, che adesso i miei ricordi sembrano filtrati attraverso di essi, come se fossero sogni realmente accaduti.
Dervisci rotantiI suoi abitanti assorbono, bisognosi, una felicità quotidiana, riconoscendosi nelle curve della Grande Città e, come ansiosi e trepidanti, attendono il sollievo derivante dalla sua astrazione e simmetria, unendo questa complessa dualità, una volta nota al mondo sotto il nome di Costantinopoli. Ogni singolo cittadino ha messo insieme ogni dettaglio e memoria personale, concernente la Città, solamente basandosi sul proprio istinto, al fine di sottolineare l’indissolubile legame esistente fra Istanbul ed i suoi residenti.
FA78gZGWQAMU8WYL’esperienza della Città, al tempo stesso frammentata e fluida, senza un centro, essendo al centro di sé stessa, fuggendo via da definizioni e costrizioni concettuali, come il Bosforo, sorgente perenne di speranza ed ottimismo, che offre salute e buon auspicio alla propria popolazione. La dicotomia fra l’Est e l’Ovest: l’essere “al centro” per catturarne l’essenza, rimanendone in bilico “ai margini”, per conservare un costante, anche se precario, punto di vista. Come un sole sorgente dalla fitta nebbia del mattino, riconoscibile da decine di miglia di distanza, Istanbul ha rappresentato un porto sicuro per tutti i naviganti che hanno perso la propria rotta.
FA78gZRXoAgoaZeEssa ha nuotato attraverso i secoli della storia per venirci a testimoniare lo splendore che l’umanità  è stata un tempo capace di creare, con l’inconsapevolezza del futuro, concedendo il privilegio di una sincera osservazione a coloro i quali, con il cuore e la mente aperti, liberi da qualsivoglia pregiudizio culturale, fossero curiosi di apprezzare le sue ombre e colori, le sue perenni brezze primaverili e le sue rive.
La meraviglia di navigare su e giù per le rive del Bosforo è di percepire il contrasto fra la libertà e la forza di un mare profondo, sicuro e dinamico, mentre ci si muove all’interno di una città ampia, antica ed al contempo negligente.
Se un giorno nefasto il cielo fosse caduto, le colline di Istanbul lo avrebbero sorretto senza defraudare i suoi abitanti del sapore della beautitudine di un’impacciata utopia 129524843_1660400744131290_8979449016241511979_oceleste. In precario equilibrio, fra sogno e realtà, facendo della sua non – appartenenza, l’essenza di una vita, proprio qui, fra l’etereo ed il concreto, fra un passato incurabile e sete di futuro, sottile filo di seta che tiene uniti due mondi che non potrebbero esistere l’uno senza l’altro, Istanbul rappresenta l’ultimo passo prima di un precipizio profondo, verso un aldilà di non – luoghi e coscienze ancora da raccontare.
Come il Semazen (dervish), durante i suoi rituali, roteando sempre più vorticosamente, si abbandona gradualmente alla meraviglia di una nuova dimensione, ove oggetti e visioni si confondono, sperimentando una nuova pratica di estasi dell’animo, così gli FA78gZJXMAQFQ3Wabitanti di Istanbul tentano il loro sacro equilibrio danzando fra l’Est e l’Ovest. Per la necessità di essere, come i Semazen, transnazionali e transculturali, allo stesso tempo, essendo parte del passato e rispondendo ad un desiderio globale e moderno di fusione, partecipazione e condivisione, gli abitanti della Città recuperano il loro conforto quotidiano fra le scogliere del Bosforo: come un rimedio naturale alla miseria della vita, mantenendo viva quella infinita dicotomia fra un consapevole dolore per la grandezza perduta del passato e la consapevolezza di una beatitudine che solo loro sono in grado di estrapolare da una vista così sorprendente.
Il mio cuore palpitante brama l’Occidente quando sono in Oriente e l’Oriente quando sono in Occidente.
Per accrediti stampa e fotografi, info e contatti:
mcorazziari@libero.it
spazioartdor@icloud.com
Press: Cristina Vannuzzi
Spazio Art d’Or, Galleria Multimediale del Made in Italy ed Eccellenze
Via Melo da Bari, 188 – 70122 BARI – tel. 347.8446967

Tempora

NEW BIBART (6)Tempora

Dal 4 al 18 dicembre 2021 presso Santa Teresa dei Maschi a Bari.

Inaugurazione sabato 4 dicembre 2021 ore 18.30, alla presenza dell’Assessore alle Politiche Culturali e Turistiche, Ines Pierucci.

La mostra è curata da Miguel Gomez, Art Director di Bibart Biennale Internazionale di Bari e area Metropolitana.

Dal martedi al venerdi ore 10.00/13.00 17.00/20.00

Sabato e domenica 10.00/20.00

Ingresso gratuito

TEMPORA - BIBARTMarialuisa Sabato in questa mostra personale esprime la sua sensibilità attraverso la raffigurazione della forza di forme, luci, colori e atmosfere che ci fanno porre una domanda: dove risiede il sovrannaturale che ha creato la natura del mondo?

L’artista in questo percorso pittorico si trasforma in narratore di immagini ad impatto emotivo, nella sua narrazione il cromatismo diviene parola che si trasforma, come in una classica favola, in sentimento arcaico, ossia quel sentire che è riposto in noi dall’inizio del tempo.

NEW BIBART (7)Lo spettatore si trova innanzi ad una doppia creazione, un’opera nell’opera senza contrasti forti ma passaggi cromatici contrastanti che si dissolvono e fondo gli uni negli altri, consentendo di dare vita ad un ‘opera coinvolgente non solo visivamente, ma capace di coinvolgere lo spettatore in una dinamica di compartecipazione emotiva.

Marina Corazzieri Jewels A Bari allo Spazio Art D’Or

LOGO (2)Marina Corazzieri Jewels  A Bari allo Spazio Art D’Or

SPAZIO ART d’OR, un messaggio, quello di Marina Corazziari, 32 anni di attività festeggiati nella sua Bari con la realizzazione di un sogno, quello di creare un laboratorio, uno spazio multifunzionale, una sorte di “bottega” rinascimentale, dove immaginare l’arte, l’artigianato, il vero lusso della semplicità, esperienze di vita che Marina ha vissuto in giro per il mondo dove le sue collezioni sono nate da esperienze vissute nel mondo dell’arte, del fashion, del design in città metropolitane, completamente contaminata da emozioni che solo l’arte le ha trasmesso.
INAUGURAZIONE (1)Il nuovo Spazio Art d’Or, galleria multimediale delle eccellenze del made in Italy, vuole essere una innovativa realtà internazionale composta da creativi a 360° nel campo dell’arte, della moda e del design, sede di una Factory, incubatore di nuovi talenti, che si occuperà anche di formazione con corsi didattici specializzati tenuti da noti docenti affermati nelle varie discipline che ruotano intorno alla bellezza e a tutto quello che si muove intorno al mondo della moda e dell’arte.
Il concept, ubicato in una delle strade più frequentate di Bari, a due passi dal Teatro Petruzzelli, dalla libreria Feltrinelli e dal palazzo dell’Ateneo, ha all’interno una galleria espositiva permanente formata dalle creazioni dei designer che hanno sostenuto il progetto dalla sua nascita, progetto fortemente innovativo per la città di Bari, che mira a creare una sinergia fra le eccellenze del “fatto a mano” e del bello, un punto di riferimento per la città grazie ad una ricca programmazione di eventi culturali, mostre, laboratori, eventi moda, nuovi talenti, con l’interscambio con associazioni ed Enti pubblici, una vetrina IMG-20201017-WA0004 (1)dunque nel centro di Bari connessa ad altre realtà su tutto il territorio nazionale e internazionale tra cui Roma, Firenze, Milano, Montecarlo, Parigi, Londra, New York, nel nome della cultura e della bellezza.
Il concetto dello Spazio polivalente Art d’Or, come afferma la designer Marina Corazziari, vuol essere un omaggio a suo mare, quel mare che unisce e divide i popoli, che è viaggio e scoperta, ma anche una metafora dell’esistenza con le sue tempeste e bonacce, le secche e gli abissi, un allusione anche all’atto dell’avanzare tra le onde a colpi di remi, compiendo uno sforzo individuale che è nullo se non è ben sincronizzato con i movimenti degli altri, un invito dunque, ad abbandonare l’individualismo di massa e a procedere uniti sul cammino della solidarietà.

Spazio ART d’OR – Via Melo,188- 70121 Bari
Per info: spazioartdor@icloud.com

Spazio Art d’Or Galleria multimediale del Made in Italy

LOGO (2)Spazio Art d’Or Galleria multimediale del Made in Italy

Inaugurato SPAZIO ART d’OR, la galleria multimediale del made in Italy,
domenica 18 ottobre 2020 in via Melo 188 a Bari.
Il nuovo Spazio Art d’Or, galleria multimediale delle eccellenze del made in Italy, vuole essere una innovativa realtà internazionale composta da creativi a 360° nel campo dell’arte, della moda e del design, sede di una Factory, incubatore di nuovi talenti, che si occuperà anche di formazione con corsi didattici specializzati tenuti da noti docenti affermati nelle varie discipline che ruotano intorno alla bellezza e a tutto quello che si muove intorno al mondo della moda e dell’arte.
ARIBEA 2Il concept, ubicato in una delle strade più frequentate di Bari, a due passi dal Teatro Petruzzelli, dalla libreria Feltrinelli e dal palazzo dell’Ateneo, avrà all’interno una galleria espositiva permanente formata dalle creazioni dei designer che hanno sostenuto il progetto dalla sua nascita, progetto fortemente innovativo per la città di Bari, che mira a creare una sinergia fra le eccellenze del “fatto a mano” e del bello, un punto di riferimento per la città grazie ad una ricca programmazione di eventi culturali, mostre, laboratori, eventi moda, nuovi talenti, con l’interscambio con associazioni ed Enti pubblici, una vetrina dunque nel centro di Bari connessa ad altre realtà su tutto il territorio nazionale e internazionale tra cui Roma, Firenze, Milano, GIUSEPPE FASANO nello Spazio Art d'OrMontecarlo, Parigi, Londra, New York, nel nome della cultura e della bellezza.
Gli stilisti designer che hanno aderito al progetto di Spazio Art d’Or e che formano la squadra di creativi iniziale sono gli artisti/designers Marina e Guido Corazziari, Pietro Paradiso, Massimo Crivelli, Nicola Introna, la principessa Fabrizia Dentice di Frasso, Arianna La Terza, Napoli Couture by GianPiero Cozza, Mariella Tissone, Aribea by Ambra Blasi, AD by Antonella Delfini, Giuseppe Fasano, Peppe Volturale e tanti altri seguiranno. Un progetto supportato da una puntuale comunicazione, interviste, commenti di opinion leader, stampa. Partner dell’iniziativa Eleganza del Gusto.

Per info: Spazio ART d’OR – Via Melo da Bari,188- 70121 Bari
spazioartdor@icloud.com – mcorazziari@libero.it – cell 347 8446967
Press: Cristina Vannuzzi

Incanto partenopeo Bari, Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”

Guido Di Renzo nel suo studio(1)Incanto partenopeo Bari, Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”

25 maggio – 1° dicembre 2019

Guido Di Renzo, Giuseppe Casciaro e la comunità artistica del Vomero nella prima metà del Novecento
Mostra a cura di Giacomo Lanzilotta

L’iniziativa fa seguito alla importante donazione acquisita dalla Pinacoteca di Bari lo scorso 2016, consistente in 172 opere del pittore Guido Di Renzo (Chieti 1886 – Napoli 1956), abruzzese di origine e napoletano per adozione e formazione artistica. Amico e allievo nel capoluogo partenopeo del salentino Giuseppe Casciaro, Di Renzo prese parte attiva alle principali rassegne artistiche del panorama nazionale nella prima metà del Novecento, riscuotendo in parecchie occasioni importanti riconoscimenti (tra questi, l’acquisto di suoi lavori da parte del re Vittorio Emanuele III e del Comune di Napoli).
La mostra – oltre centocinquanta opere tra dipinti e sculture – metterà a confronto le opere del Di Renzo con quelle del maestro e in seguito fraterno amico Casciaro, assieme a una scelta antologia dei rappresentanti della comunità artistica del Vomero, dai pittori Vincenzo Ciardo, Attilio Pratella, Luca Postiglione, Giuseppe Aprea,  Francesco Galante e molti altri, agli scultori Tello Torelli, Filippo Cifariello e Francesco De Matteis, attraverso la ricostruzione evocativa di quei contesti espositivi affermatisi nella vita culturale napoletana della prima metà del Novecento.

Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”
Via Spalato, 19/Lungomare Nazario Sauro, 27   (IV piano)   70121  Bari
Telef. 080/ 5412422-4-6-7
www.pinacotecabari.it

infotel: 080/5412420
pincorradogiaquinto@gmail.com
pinacoteca@cittametropolitana.ba.it
Giorni e orari di apertura:
dal martedì al sabato 09,00 – 19.00 (ultimo ingresso consentito ore 18:30)
domenica 09.00 – 13.00 (ultimo ingresso consentito ore 12:30)
lunedì e festività infrasettimanali chiuso
Prezzi di ingresso:
Intero € 3,00
Ridotto € 0,50

Ingresso libero per tutti: la prima domenica di ogni mese (D. M. MIBACT 27-6-2014 n. 94) e in occasione di eventi, quando espressamente indicati in sede e su locandine e inviti.

La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario di chiusura
La visita alle mostre in corso è inclusa nel biglietto d’ingresso

Alla Pinacoteca  metropolitana di Bari si può arrivare in treno (dalla stazione 10/15 minuti a piedi), in aereo (30 minuti per giungere in centro città col taxi o col terminal), pullmann provenienti da varie destinazioni. Diversi autobus cittadini si fermano dinanzi all’ex Palazzo della Provincia.
Se si giunge in auto, è consigliabile lasciare la vettura nel grande parcheggio comunale “Pane e Pomodoro”, ubicato nel tratto sud del Lungomare, e di lì prendere la navetta B, che si ferma all’altezza del Palazzo della Regione, distante pochi metri dal Palazzo dell’ex Provincia dove, al IV piano,  ha sede la Pinacoteca. Il parcheggio per 24 h e la navetta costano € 1,00.

A Konnubio l’affascinante mostra dell’artista Umi Amanuma

Ceramica-Cobalto-Lorenzo-Michelini-Fotografo-Still-life-design-gioielli-001A Konnubio l’affascinante mostra dell’artista Umi Amanuma

Dal 18 giugno al 18 settembre 2019

a Konnubio
la mostra dell’artista
Umi Amanuma
Un viaggio affascinante che parte dal Giappone e arriva in Italia,
con protagonista l’arte della ceramica

In collaborazione con Keep Art ed il progetto Gusto Visivo

Konnubio via dei Conti 8 R – Firenze

Il progetto Gusto Visivo, promosso dall’associazione culturale Keep Art, porta ancora a Konnubio una mostra d’eccezione, questa volta firmata dall’artista giapponese Umi Amanuma che a Firenze con le sue mani disegna nell’argilla le strade del suo viaggio: 25 anni di manipolazione, che la riportano dall’infanzia all’oggi, con incisioni e segni sferici casuali che rappresentano i momenti felici della sua vita.

La ricerca di Amanuma è un incontro di forme, segni e colore, che con eleganza mostra oggetti moderni provenienti da un’arte antica, ed è anche kintsugi – pratica giapponese che consiste nell’utilizzo di oro o argento liquido o lacca con polvere d’oro per la riparazione di oggetti in ceramica – che regala opere di rara bellezza che hanno saputo trasformare una ferita in una forma di perfezione estetica interiore.
Da tutto questo nasce una mostra luminosa e raffinata che riempie le armoniose sale di Konnubio, noto ristorante fiorentino nel cuore pulsante della città.

La mostra, ad ingresso gratuito, è visibile ogni giorno, dalle 7.30 fino a mezzanotte, presso il ristorante Konnubio in Via dei Conti 8r a Firenze dal 18 giugno al 18 settembre.

Konnubio

Konnubio è bar che apre le porte fin dalla mattina, offrendo colazioni al banco, per chi ha poco tempo, oppure a buffet, per chi vuole godersi il risveglio in pieno relax, con una scelta di dolci e piatti salati home made.
Konnubio è ristorante, con una formula più smart per il pranzo, ed una più articolata per la sera. Konnubio è pausa pomeridiana, con the, infusi, dolci e tanto altro con cui rilassarsi. Konnubio è wine & cocktail bar, attento sia alla selezione dei vini, sia a quella degli spirits ed alla loro mixology.
Konnubio è anche spazio eventi, grazie anche alla sua ampia cantina, appena ristrutturata, che offre un ambiente magico ed unico dove poter organizzare cene, degustazioni, feste, compleanni o ricorrenze speciali.
La cucina è nelle mani premurose della nota chef Beatrice Segoni, cuore del locale, che propone piatti mai scontati e personali, dove forti sono le contaminazioni toscane, e leggiadre quelle marchigiane, che ricordano le sue origini, mentre al timone della cantina c’è Simone Loguercio, eletto quest’anno dall’AIS Migliore Sommelier d’Italia.

Per maggiori informazioni: Sito Konnubio

Keep Art, con sede a Firenze, è un’associazione culturale che realizza mostre ed eventi di arte contemporanea.

Per maggiori informazioni: Sito Keep Art

Ufficio Stampa

Roberta Perna Comunicazione Enogastronomica
mail – Tel. 329 9293459

La luce della cupola di Santa Teresa dei Maschi illumina il progetto “Contraccademia” firmato Bibart Biennale e apre alle residenze d’arte

contraccademia locandina inaugurazioneLa luce della cupola di Santa Teresa dei Maschi illumina il progetto “Contraccademia” firmato Bibart Biennale e apre alle residenze d’arte

C’è una nuova bellezza sulla linea d’orizzonte notturna della città di Bari: la cupola illuminata della Chiesa di Santa Teresa dei Maschi. Una nuova luce sulla città, una luce particolarmente simbolica che illumina anche le attività che si svolgono nella Chiesa di Santa Teresa dei Maschi che è sede della Biennale di Bari Bibart e che dal 25 maggio farà partire il progetto “Contraccademia”, galleria e residenza artistica. L’inaugurazione è prevista il 25 maggio alle ore 19.30 a Bari Vecchia presso Santa Teresa dei Maschi (Str. Santa Teresa dei Maschi, 26). Contraccademia è un progetto che vuole recuperare una tradizione di insubordinazione e antiaccademismo in uno spazio dinamico di produzione artistica e culturale. L’intento è di creare una fucina d’idee, uno scambio continuo tra artisti locali, nazionali, internazionali ed il pubblico che sarà presente alle attività. Bibart da aprile 2019 è residenza artistica che fa parte di un circuito che coinvolge anche altre residenze in Germania, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca e Ungheria. Ci sono infinite definizioni di arte, per ogni singola opera tantissime interpretazioni e altrettanti giudizi. Ma in definitiva cos’è l’arte? Un quadro del 500, una scultura tribale, il disegno di un bimbo, un foglio bianco, una performance, una tela capovolta? Qualsiasi cosa può essere considerata arte? E’ un dilemma questo che sarà difficile risolvere quando si è innanzi ad un’opera che FotoSantaTeresadeiMaschiesprime un concetto, una emozione, una vibrazione cromatica. Noi crediamo che un’opera d’arte acquisisca senso se messa in relazione all’artista che la crea e a colui che la guarda. In realtà non esiste uno schema preciso, il significato di un’opera non ha un confine definito, è estremamente fluttuante. L’arte si conforma alla propria visione del mondo, alla personalità di ognuno. L’arte è espressione dell’animo umano che scende nei nostri sentimenti, è un atto creativo, che implica sempre il concetto sovversivo di “creatività”. Queste sono le motivazioni che ha portato Bibart Biennale a far nascere il laboratorio/galleria denominato “Contraccademia”, l’arte come germoglio di condivisione, incontro/confronto, d’altronde è storia che i grandi del 900 sono tutti nati all’interno di movimenti in cui gli artisti si confrontavano e scontravano in continuazione. Purtroppo dopo gli anni sessanta si è fatta sempre più forte l’idea dell’artista individualista, personalità isolata da tutti gli altri, favorita e sostenuta dalle nuove leggi di mercato e consumo che nulla hanno a che fare con la cultura dell’animo umano. La nostra sarà una utopia oppure una velleità, ma crediamo fortemente all’idea che l’arte sia una ispirazione da condividere, una occasione di comunione. Non è un caso che la sede del luogo in cui Bibart/Contraccademia ha scelto di svolgere le attività espositive e laboratoriali sia una Chiesa del 1600, Santa Teresa dei Maschi, nel borgo antico della città di Bari, città che storicamente accoglie e condivide e certamente una chiesa è il luogo che più si adatta all’incontro, alla comprensione, allo scambio, alla trascendenza di cui l’arte deve essere sempre colma. Nello spazio di Santa Teresa dei Maschi, il pubblico può contemporaneamente guardare una mostra e vedere artisti al lavoro o che discutono, chiunque potrà inserirsi nel dialogo, oppure osservare come nasce un’opera. In questo e per questo ci sentiamo “sovversivi” ed è il motivo per cui si è dato il nome “contraccademia”, noi vogliamo un’arte che non deve essere nè sottovalutata e nemmeno sopravvalutata dai critici d’arte, dalle aste evento, dai galleristi, vogliamo che gli artisti possano e debbano incontrarsi, confrontarsi liberamente tra di loro e con chiunque, senza schemi economici o pseudo intellettuali, una crescita umana basata su chi costruisce negli anni con etica il proprio lavoro e si mette al servizio di quel pubblico che pensa che l’arte sia un incontro, una occasione: un pensiero in libertà e di libertà. Siamo schierati dalla parte degli artisti del passato che ci hanno aiutato a rendere le immagini di ieri così vicine ai pensieri di oggi e allo stesso tempo sosteniamo la contemporaneità che traccia il nostro cammino.

La galleria ospiterà mostre permanenti, collettive e personali, presentazioni letterarie, installazioni, video art. Il progetto si apre con una esposizione degli artisti Damiano Bitritto, Cesare Cassone, Marco Ciccarese, Anna Cristino, Emanuela de Franceschi, Miguel Gomez, Giancarlo Montefusco, Marialuisa Sabato, Azio Speziga, Carmen Toscano.

Orari tutti i giorni tranne domenica 10.30/13.00 e 16.00/19.30.

Info: 3455119994

Social: www.facebook.com/bibartbiennale/ – www.instagram.com/bibartbiennale/

Vernisssage at Luce Gallery

Seb_Fierro_1_Mondo_remoto_lowSebastian Fierro
Collection of what is not

21 marzo – 11 maggio 2019

Luce Gallery è lieta di annunciare la mostra personale dell’artista colombiano Sebastian Fierro.
In Collection of what is not l’artista espone per la prima volta in Europa una serie di nuovi dipinti frutto del lavoro di circa un anno mezzo, svolto nel suo studio in Bogotà dove vive e lavora.

L’artista afferma che dipingendo è possibile introdurre un elemento di remoto o insostenibile dentro ad una piccola cornice. La visione del dipinto come contenitore permette quindi all’artista possibilità istintive nella costruzione dei paesaggi o delle nature morte, portandoli in un singolo sistema autobiografico costruito dalla memoria personale.
L’ agglomerato di tratti di pittura arricchiscono le informazioni ed ogni elemento nel dipinto rappresenta un fenomeno fisico che caratterizza l’esistenza del dipinto.

“Mosso da fame onnivora, ora fermo.
Da questo punto di vista, uno sguardo dal nulla.
In un universo incalcolabile, spargo fango colorato su superfici piatte,
solo per soppesare quanto più vasto quel non si vede sia rispetto a quello che si vede.
Poi, nessuna riduzione della forma è necessaria, dacché il silenzio è presente quando si incarna rumorosamente.
Qui, voglio esplorare un’idea di rappresentazione non terminale, ma consapevole della morte, che possa essere aggiunta all’essenza della pittura.
Prima di tutto, suppongo che un compito legittimo della pittura sia quello di indagare i propri limiti espandendo la nostra percezione. Questo è il teatro nel teatro dove tutti possiamo condividere un concetto di natura.
In secondo luogo, la mia idea di rappresentazione è un’oscillazione tra la spensierata fattualità del mondo naturale e la cosiddetta addomesticazione civilizzata dello stesso. Un sistema di interazioni fluttuante, un rapporto tra ordine e disordine. Un motore termico non-lineare.
In questo, introduco il sé. Come per tentare di ritrarre una percezione, di ritrarre uno stato mentale permettendo all’altro di interrogarsi e scambiare esperienze di pensiero.
Se non c’è mai un momento in cui io mi possa cogliere senza una percezione, e se non c’è mai altro che io possa osservare se non la percezione, allora la mia ricerca è certa.
Il sé e la superficie piatta sono ambedue contemporaneamente soggetto e oggetto. La coscienza incarnata.
Né eroi, né miti. Né storie da nascondere.
Rigurgitato e gradito, ogni discorso visivo opera con i linguaggi della figurazione, il colore e la composizione, per affrontare questioni di carattere epistemologico.
Qui, solo le apparenze sono vere. Pensiero e azione in uno.”

Sebastian Fierro è nato nel 1988 a Bogotà, Colombia.
Tra le sue mostre personali ricordiamo: From afar, Chamber of Commerce, Medellín; Mercury before the sun, Instituto de Visión, Bogotá; A fragment from Constable, La Central Art Gallery, Bogotà.
Tra le sue mostre collettive ricordiamo: An uncanny order, Jessica Silverman Gallery, San Francisco; Within and across geographies, MAMM, Medellin; New Apertures, Colsubsidio Art Museum, Bogotá; One Year Collective, Salon Communal, Bogotá; Languages on Paper, El Museo Gallery, Bogotá; After all, Bank of the Republic Art Museum, Bogotà.

LUCE GALLERY
Largo Montebello 40
10124 Torino, Italia
www.lucegallery.com // info@lucegallery.com
Orari di apertura: dal martedì al venerdì 15.30/180.30

“Love on the skin”Arte, moda e dialoghi dal mondo

22688894_10212746468529480_8767620771283516005_nLove on the skin”Arte, moda e dialoghi dal mondo

Mostra/Convegno Curata da Helene Blignaut & Marina Corazziari

Lunedì 30 ottobre 2017

La Mostra proseguirà sino al 7 novembre 2017 h. 10.00-18.00

“Parole che superano la percezione superficiale e vanno in fondo all’anima. La parola “pelle” è coinvolgente, sensoriale. E credo che il gioiello e l’abito siano infatti un momento d’amore che ha bisogno del calore della pelle” Helene Blignaut
Apertura ufficiale del suo show room a Bari con una storia fantastica, quella della stilista di 22814284_10210382800749386_7732604589045106740_ngioielli Marina Corazziari, che è sempre stata pioniere del suo tempo e coerente con il suo passato, un ponte continuo fra i gioielli vissuti e quelli futuri da disegnare.
In mostra le preziose creazioni di Marina Corazziari, scenografa e designer di gioielli scultura conosciuta a livello internazionale che faranno da trait d’union con gli abiti sognanti di haute couture dello stilista Jamal Taslaq di origine palestinese, definito il sarto delle Principesse, che veste tra le altre anche la regina Rania di Giordania. Gli abiti dello stilista Massimo Crivelli, tra i più apprezzati creatori di moda contemporanei italiani. E da Parigi arriveranno le creazioni della stilista Maria Laura Joamatana, di origini del Madagascar , con i suoi fantastici abiti ispirati al Mediterraneo.
Le ‘ Fotografie dal mondo’ sono di Oronzo Scelzi. I dipinti ‘ Religions for Beginners’ di Guido Corazziari .
Un seminario di spessore internazionale , una mostra itinerante di arte, di moda e non solo che resterà aperta dal 30 ottobre al 7 novembre nel Salone degli Affreschi per poi partire alla volta di Lecce, Roma Milano, Bolzano, Parigi e Durban.
L’evento ha il patrocinio di Uniba- Universtià degli Studi di Bari, Comune di Bari- Municipio I, Fidapa nazionale BPW Italy, Commissione Pari Opportunità Regione Puglia, Confindustria Bari- Bat-, Stati Generali delle Donne, Casa delle Donne del Mediterraneo , Lilt for Women, Onps ( Osservatorio nazionale permanente sulla sicurezza).

SALONE DEGLI AFFRESCHI – UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI BARI
LUNEDI’ 30 OTTOBRE 2017 ORE 11.00-13.00

Sandro Chia I guerrieri di Xi’an

arcierePinacoteca Metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto”

Sandro Chia  I guerrieri di Xi’an

ottobre 2017 – 31 marzo 2018

La Pinacoteca Metropolitana di Bari, il cui percorso espositivo ricco e variegato (si va dall’XI al XX secolo) sembra essere particolarmente congeniale ad offrire nuovi, interessanti punti di vista sull’arte contemporanea, rinnova questo fortunato esperimento ospitando nelle sue sale, nel periodo ottobre 2017 – marzo 2018, una mostra a cura di Enzo Di Martino e di Clara Gelao.
Il cui nucleo più significativo è costituito da dieci grandi sculture dipinte di Sandro Chia, ovvero le copie in terracotta tratte da altrettanti elementi del celebre esercito di guerrieri dell’imperatore Qin Shi Huang ritrovate in Cina, nei pressi di Xi’an, nel lontano 1974, rielaborate dal grande artista toscano con una personale, vivacissima cromia di carattere “segnico”.
Si tratta di un vero e proprio procedimento di “riappropriazione artistica”, che conferisce una nuova vita e un nuovo, singolare significato a questi pezzi “archeologici”, già in origine dipinti, anche se oggi la loro cromia originaria è andata del tutto perduta, che il UN GUERRIERO PARTChia, lavorando sulle copie, carica del proprio gesto pittorico, forte e risoluto, “maschio, irruento, dinamico e riconoscibile” (Daria Jorioz), facendone delle opere del tutto originali e personali.
Completano questa affascinante mostra, che trae ulteriore interesse dal confronto con l’antico “occidentale”, così come emerge nelle sale della Pinacoteca, una preziosa sequenza di piccole teste di guerrieri in terracotta, anch’essi rivisitate dall’artista con audacissime cromie, e quattordici grandi, coloratissimi monotipi, opere assolutamente uniche, non replicabili, assimilabili al dipinto, alla tecnica mista o al disegno, in cui gli elementi caratterizzanti sono il segno e il colore forte e vivace.

Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”
Via Spalato 19 / Lungomare Nazario Sauro 27 (IV piano)
70121 Bari
Telef. 080/ 5412420-2-4-6-7 www.pinacotecabari.it

Per informazioni: Tel: 080/5412420-2-4-6-7
Ufficio Stampa Pinacoteca: Tel. 080/5412427
pincorradogiaquinto@gmail.com
pinacoteca@cittametropolitana.ba.it

Alla Pinacoteca metropolitana di Bari si può arrivare in treno (dalla stazione 10/15 minuti a piedi), in aereo (30 minuti per giungere in centro città col taxi o col terminal), pullmann provenienti da varie destinazioni. Diversi autobus cittadini si fermano dinanzi all’ex Palazzo della Provincia.
Se si giunge in auto, è consigliabile lasciare la vettura nel grande parcheggio comunale “Pane e Pomodoro”, ubicato nel tratto sud del Lungomare, e di lì prendere la navetta B, che si ferma all’altezza del Palazzo della Regione, distante pochi metri dal Palazzo dell’ex Provincia dove, al IV piano, ha sede la Pinacoteca. Il parcheggio per 24 h e la navetta costano € 1,00.

Giorni e orari di apertura:
dal martedì al sabato 09,00 – 19.00
(ultimo ingresso consentito ore 18:30)
domenica 09.00 – 13.00 (ultimo ingresso consentito ore 12:30)
lunedì e festività infrasettimanali chiuso

Biglietto intero € 3,00

Biglietto ridotto € 0,50:
– soci ICOM*;
– soci FAI*;
– soci TOURING*;
– soci EMERGENCY*;

* muniti di relativa tessera di iscrizione alla categoria o altro documento equivalente

Ingresso libero per tutti:
– la prima domenica di ogni mese (D. M. MIBACT 27-6-2014 n. 94)
– in occasione di eventi, quando espressamente indicati in sede e
su locandine e inviti.

La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario di chiusura

– possessori coupon QUI!CULTURA;
– soci COOP*;
– insegnanti* singoli;
– guide turistiche* singole.

Gratuito:
– minori di 18 anni e maggiori di 65 anni;
– disabili e loro accompagnatori;
– studenti universitari* e di istituti AFAM* (Acc. Belle Arti e Conservatori Musicali);
– insegnanti* accompagnatori di gruppi scolastici;
– guide turistiche* di gruppi con più di tre persone;
– giornalisti*;
– per tutti prima domenica di ogni mese.

La visita alle mostre in corso è inclusa nel biglietto d’ingresso

Presentazione della mostra Sandro Chia I guerrieri di Xi’an

arcierePinacoteca Metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto”

Presentazione della mostra   Sandro Chia I guerrieri di Xi’an

Giovedì 19 ottobre 2017, alle ore 11.30, nella Pinacoteca Metropolitana di Bari “Corrado Giaquinto” (IV piano Palazzo della Città Metropolitana di Bari – Via Spalato, 19), si terrà la conferenza stampa di presentazione della mostra SANDRO CHIA E I GUERRIERI DI XI’AN.

Interverranno Clara Gelao, Direttrice della Pinacoteca “Corrado Giaquinto”, nonché ideatrice e curatrice della mostra insieme a Enzo Di Martino, critico d’arte, e Francesca Pietroforte, consigliera metropolitana delegata ai Beni culturali.

La mostra Sandro Chia e i guerrieri di Xi’an documenta un particolare momento della ricerca espressiva di uno dei più significativi protagonisti dell’arte contemporanea, Sandro Chia (Firenze 1946), apparso sulla scena internazionale alla Biennale di Venezia del 1980 con il gruppo dei cinque artisti della Transavanguardia. Da allora la sua opera è stata esposta nelle più importanti rassegne internazionali d’arte e in prestigiosi musei, quali il Metropolitan Museum di New York.
L’esposizione di Bari, a cura di Clara Gelao ed Enzo Di Martino, è incentrata sugli UN GUERRIERO PARTantichi Guerrieri di Xi’an (210 a.C.), ritrovati in Cina nel 1974, di cui il Governo cinese ha realizzato un limitato numero di copie in terracotta. Sono quelle che Chia ha dipinto con i suoi motivi formali, appropriandosene idealmente e facendole così diventare sue “opere fatte ad arte”. Alla Pinacoteca sono esposti nove grandi Guerrieri, un Cavallo e sette piccole Teste, sui quali Chia ha deposto il suo gesto pittorico. L’artista fiorentino è stato infatti definito “nomade e disinibito” per la capacità di alimentare il suo mondo creativo attingendo a fonti diverse e pervenendo ad una personale cifra formale.
Un gruppo di sedici monotipi e dieci tecniche miste completano la rassegna. Ne risulta una mostra affascinante, che intende consegnare ai visitatori una visione rappresentativa del complesso e poetico mondo immaginativo di Chia.

La mostra, che sarà inaugurata sabato 21 ottobre p.v. alle ore 18:00, resterà aperta fino al 31 marzo 2018.

Didascalie foto allegate

Sandro Chia
(n. Firenze 1946)
Un arciere, 2010
terracotta policroma
cm 116 ca.

Sandro Chia
(n. Firenze 1946)
Un cavallo, 2010
terracotta policroma
cm 225 ca.

Sandro Chia
(n. Firenze 1946)
Uno degli otto guerrieri – part., 2010
terracotta policroma
cm 190 ca.

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Sandro Chia
(n. Firenze 1946)
Un cavallo, 2010
terracotta policroma
cm 225 ca.

Il parco Pallavicini di Pegli

villapiccolaIl parco Pallavicini di Pegli, realizzato per volere del Marchese Ignazio Alessandro Pallavicini su progetto dell’architetto, decoratore e scenografo Michele Canzio, rappresenta per le sue caratteristiche architettoniche, artistiche, paesaggistiche e botaniche, uno dei beni monumentali più significativi d’Italia e dell’Europa dei giardini storici. È stato costruito a partire dal 1840,tramite lavori che durarono per circa vent’anni, anche se fu inaugurato il 23 settembre del 1846 in occasione del Congresso degli scienziati italiani che in quell’anno si teneva a Genova.

Il parco si sviluppa sul fianco impervio di una collina pegliese che fu completamente trasformata per generare spazi pianeggianti, ampi bacini idrici e un intrico di percorsi che si arroccano dall’ingresso, fino a 134 m di altitudine. Il paesaggio preesistente fu trasformato in un articolato giardino romantico a struttura teatrale-narrativa sotteso su un itinerario filosofico-massonico, strutturato secondo un racconto scenografico-iniziatico che si articola in tre atti, ognuno composto da quattro scene, preceduti da un prologo e un antefatto e conclusi con un esodo finale.
011PICCOLALa composizione si snoda su circa otto ettari e si materializza grazie all’uso di vegetazione esotica ed indigena atta a creare atmosfere emozionali, ad un ricco impianto di acque superficiali che comprende due laghi, cascatelle, ruscelli, fontane e da molteplici architetture da giardino in stile neoclassico, neogotico, rustico, cineseggiante ed esotico.
Il parco, divenuto nell’ottocento una delle mete dei tour turistico-culturali europei, che richiamava pubblico anche dall’America, Cile, Russia, fu ceduto dalla principessa Matilde Giustiniani al Comune di Genova nel 1928. Dopo l’ultima guerra il Comune di Genova aveva chiuso al pubblico la parte alta, relativa al secondo atto del racconto, abbandonando così le scenografie medievaleggianti e gli edifici più imponenti del complesso.

Dal 1985 gli architetti Fabio Calvi e Silvana Ghigino hanno cominciato a studiare questo inconsueto ‘capolavoro di interdisciplinarità’ riportandone alla luce le varie caratteristiche sia tecniche che filosofiche. Nel 1992 sono stati realizzati restauri ingenti per tutta la parte bassa, continuando ad escludere la zona alta del parco con Castello e Mausoleo; un nuovo progressivo degrado ha vanificato queste opere e riportato il bene in uno stato di grave alterazione. Dal 2009 sono iniziate nuove opere di restauro che hanno interessato sia monumenti che la parte estesa del territorio con tutte le sue problematiche di tipo paesaggistico, scenografico e tecnico. Oggi i lavori previsti sono conclusi; in particolare è stato completamente recuperata la parte alta corrispondente al secondo atto dedicato alla ‘rivisitazione della Storia’ intesa da Michele Canzio come

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uno scorcio di medioevo. Per la prima volta, il pubblico potrà nuovamente salire sulla collina dove troneggiano il Castello e il Mausoleo del Capitano, elementi salienti delle due scenografie esoteriche che accompagnano il visitatore al viaggio negli inferi e poi al paradiso che si sviluppa nel terzo atto.

Il progetto di restauro ha previsto il recupero della vegetazione tramite azioni di riordino dell’apparato di sottobosco e arbustivo, sostituzione e integrazione di alberature, tutto mirato alla ricomposizione delle scenografie originarie e a ricreare equilibri venuti a mancare a causa dell’abbandono. È stato recuperato e in parte completamente rifatto l’ingegnoso impianto di raccolta delle acque superficiali e dei sistemi di consolidamento delle ripe, il ripristino dei percorsi, dell’impianto idrico con l’inserimento di nuove capienti cisterne interrate. A tutela del bene sono state realizzate recinzioni e tre nuovi cancelli che speriamo riescano a tener lontani vandali, ladruncoli e ‘portoghesi’.

Al fine di individuare un metodo per attivare una conservazione mirata, il Comune di Genova ha deciso di affidare a terzi la gestione del bene; ha emesso un bando per la gestione che è stato vinto dall’A.T.I. ‘Villa Durazzo Pallavicini’, composta dall’Associazione Amici di villa Durazzo Pallavicini, dalla Cooperativa sociale L’Arco di Giano e dallo studio Ghigino & Associati architetti, che raggruppano in un unico PICCOLVIOILLAsoggetto le varie competenze necessarie ad assicurare una gestione finalizzata alla conservazione, valorizzazione e promozione del bene.

L’ATI ‘Villa Durazzo Pallavicini’ ha redatto un programma di gestione per tutti i quindici anni di durata del contratto, programma che prevede, in collaborazione con l’Amministrazione, la manutenzione ordinaria del patrimonio esistente e la progressiva azione di recupero di tutte le architetture e gli arredi che non hanno ancora ricevuto restauro. Tra questi esistono beni che comportano impegni di spesa molto diversi, per i quali l’ATI intende proporre una campagna di finanziamento da proporre al pubblico; ad esempio devono ancora essere ricostruite le tre capanne in legno e tetto in segale e le persiane del Chiosco delle rose, devono ancora essere restaurate le giostre del parco dei divertimenti e la Cappelletta di Maria. Un intervento molto importante sarà invece quello relativo al restauro delle grotte degli inferi che al momento restano chiuse a causa di alcuni crolli delle stalattiti che rivestono le volte.
L’associazione invece è già presente nel parco, con la sua azione di volontariato, dal 2013, grazie alla convenzione con il Comune, per effettuare le visite ai Cantieri Aperti. In questi 3 anni sono stati raccolti più di 13000 € che l’associazione sta reinvestendo nell’allestimento floreale del Giardino di Flora e in altri lavori nel parco. Gli stessi volontari, ormai quasi 60, si prodigano ogni giorno svolgendo attività nel parco quali: pulizia dalle infestanti, spazzamento dei sentieri e l’importantissima opera di annaffiatura delle piante di nuovo inserimento.

Questa inaugurazione ricorre lo stesso giorno della prima apertura, esattamente dopo 170 anni e ridona alla città un bene di altissimo valore culturale e filosofico.

Havas PR Milan

w havaspr.it

GEP 2017

Logo GEP 2017 ITA (1)GEP 2017
sabato 23 e domenica 24 settembre 2017
La Pinacoteca Metropolitana di Bari parteciperà anche a questa edizione delle GEP (Giornate Europee del Patrimonio). Per l’occasione l’ingresso sarà gratuito.

Sabato 23 apertura straordinaria alle 19:00 alle 23:00
(ultimo ingresso alle ore 22:30).
Domenica 24 apertura dalle 9:00 alle 13:00 (ultimo ingresso ore 12:30).
Durante le GEP l’ingresso in Pinacoteca sarà completamente gratuito, si avrà così occasione di visitare gratuitamente anche l’ultima delle minimostre dell’estate 2017.
www.pinacotecabari.it         pincorradogiaquinto@gmail.com        infotel. 080/5412420

Piccole mostre preziose. Rarità e inediti della Pinacoteca Metropolitana di Bari

Testa di donna IIPiccole mostre preziose. Rarità e inediti della Pinacoteca Metropolitana di Bari

24 giugno – 24 settembre 2017

Nell’ambito della rassegna espositiva dell’estate Piccole mostre preziose, il quinto e ultimo appuntamento, dal 9 al 24 settembre, è dedicato a I dipinti meno noti di Francesco Netti.
Per l’occasione saranno presenti dipinti del grande pittore pugliese poco noti della Pinacoteca, come i due piccoli studi di San Giuseppe Calasanzio, assieme ad altre opere provenienti da depositi esterni come il monumentale Sant’Effremo, due Teste di donna e un curioso Citarista, esotica raffigurazione di un giovane musicista vestito all’antica.
La piccola mostra preziosa è inclusa nel biglietto d’ingresso.

Pinacoteca Metropolitana “Corrado Giaquinto”
Via Spalato 19 / Lungomare Nazario Sauro 27    (IV piano)
70121  Bari
Telef. 080/ 5412420-2-4-6-7  www.pinacotecabari.it  

Per informazioni: Tel: 080/5412420-2-4-6 -7
Ufficio Stampa Pinacoteca: Tel. 080/5412427
pincorradogiaquinto@gmail.com
pinacoteca@cittametropolitana.ba.it

Alla Pinacoteca  metropolitana di Bari si può arrivare in treno (dalla stazione 10/15 minuti a piedi), in aereo (30 minuti per giungere in centro città col taxi o col terminal), pullmann provenienti da varie destinazioni. Diversi autobus cittadini si fermano dinanzi all’ex Palazzo della Provincia.
Se si giunge in auto, è consigliabile lasciare la vettura nel grande parcheggio comunale “Pane e Pomodoro”, ubicato nel tratto sud del Lungomare, e di lì prendere la navetta B, che si ferma all’altezza del Palazzo della Regione, distante pochi metri dal Palazzo dell’ex Provincia dove, al IV piano,  ha sede la Pinacoteca. Il parcheggio per 24 h e la navetta costano € 1,00.

Giorni e orari di apertura:
dal martedì al sabato 09,00 – 19.00 (ultimo ingresso consentito ore 18:30)
domenica 09.00 – 13.00 (ultimo ingresso consentito ore 12:30)
lunedì e festività infrasettimanali chiuso

Biglietto intero € 3,00

Biglietto ridotto € 0,50:
– soci ICOM*;
– soci FAI*;
– soci TOURING*;
– soci EMERGENCY*;
– possessori coupon QUI!CULTURA;
– soci COOP*;
– insegnanti* singoli;
– guide turistiche* singole.

Gratuito:
– minori di 18 anni e maggiori di 65 anni;
– disabili e loro accompagnatori;
– studenti universitari* e di istituti AFAM*  (Acc. Belle Arti e Conservatori Musicali);
– insegnanti* accompagnatori di gruppi scolastici;
– guide turistiche* di gruppi con più di tre persone;
– giornalisti*;
– per tutti prima domenica di ogni mese.

* muniti di relativa tessera di iscrizione alla categoria o altro documento equivalente

Ingresso libero per tutti:
– la prima domenica di ogni mese (D. M. MIBACT 27-6-2014 n. 94)
– in occasione di eventi, quando espressamente indicati in sede e
su locandine e inviti.

La biglietteria chiude 30 minuti prima dell’orario di chiusura.

La visita alle mostre in corso è inclusa nel biglietto d’ingresso.

EnoArte

Il Falconiere vino e olio 50x70EnoArte
I ritratti di…vino di Elisabetta Rogai

Ognuno ha una favola dentro che non riesce a leggere da solo.
Ha bisogno di qualcuno che, con la meraviglia e l’incanto negli occhi, la legga e gliela racconti.
(Pablo Neruda)

Un gioco, quello dell’artista fiorentina Elisabetta Rogai, un messaggio ironico, sorprendente, fatto nel modo più semplice, quello di EnoArte, la sua tecnica unica di dipingere con il vino al posto dei colori,  rubare i colori del vino alla natura toscana fissandoli sulla tela per fermare un attimo di riflessione di donne e  uomini,  sovvertendo le regole, lascia il colore, come un ricordo indelebile, al tempo, dando modo al vino…di invecchiare.
Crea un collage, Elisabetta Rogai, fatto di  pensieri creati con arte, ma anche sapori, profumi toscani, perché il suo dipinto profuma di vino, ha il cuore e l’anima del vino che usa per i suoi ritratti che  hanno il potere di sospendere il tempo, rendere immortale un’espressione, un modo di porsi, un soffio di vento, il battito di un respiro sospeso costruisce un volto, un corpo, una spalla, le mani, un ricciolo ribelle, tutto avvolto da un senso leggiadro mentre veli  impalpabili di seta accarezzano un corpo, che non ha timore di mostrarsi, si svela quasi a diventare una iconica statua.
I capelli, una cornice leggera, senza peso, per dare regalità ad una donna consapevole del suo fascino, della propria femminilità, il corpo svelato in ogni sua movenza, dalla più eterea smalalla più languida, pronta a donare la sua bellezza al tempo attraverso il ritratto dell’artista, un battito di ciglia per ogni volto che svela infinite emozioni, come infinite sono le sensazioni che ognuno è in grado di provare davanti al cavalletto dell’artista, quasi un mettersi nudo, svelarsi, confessando le proprie emozioni.
Una posa, due pose, tre, mille, ma è solo un istante rivelato, quello che serve all’artista per rubare l’anima al soggetto, lo lascia libero di scoprirsi e riscoprirsi nel proprio intimo, lasciando libera la parte definita anima, mostrandola  al mondo, le mani e gli occhi, l’attimo, il pennello corre veloce, l’abbinamento della pittura ad olio con il vino, l’uso del vino, etichette che raccontano storie come i volti della gente, un viaggio  con la proiezione nei tempi dello stupore, delle illusioni, del dolore ma anche della gioia e dell’amore, l’artista ne ruba i sogni, ferma istanti di sguardi, di “incontri”, le sue non sono illusioni ma suggestioni…..la  costruzione di un mondo come realmente è visto dall’artista tra realtà, sogno e fantasia, mondi e modi del vivere quotidiano per abitare il mondo, codificando linguaggi e comportamenti, costruendo una identità, dunque  producendo non solo immagini simboliche e desiderabili ma svelando principalmente la sua realtà di artista.
I Ritratti di Elisabetta Rogai, artista fiorentina.
www.elisabettarogai.in

Esteban Villalta Marzi al PAN di Napoli: C(h)aracter Pop a cura di Gianluca Marziani

rev89900(1)-oriEsteban Villalta Marzi al PAN di Napoli: C(h)aracter Pop a cura di Gianluca Marziani

Dal 7 settembre 2017 il PAN|Palazzo delle Arti di Napoli ospiterà la mostra personale di
Esteban Villalta Marzi, dal titolo “C(h)aracter Pop”, a cura di Gianluca Marziani, promossa dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli, in collaborazione con L’Istituto Cervantes di Napoli.
In anteprima mondiale a Napoli, I’antologica racconta I’universo pittorico di uno tra i massimi esponenti della New Pop Art, la corrente che dagli anni Ottanta sta rigenerando I’estetica della Pop Art per riflettere sulle realtà politiche e sociali del nostro tempo.
In più di quarant’anni dedicati alla pittura, Villalta Marzi ha reinterpretato con originalità le icone e le atmosfere della tradizione spagnola e italiana, usando un linguaggio espressivo che attinge anche alla cultura nordamericana e orientale.
II cinema, il fumetto, le tradizioni e le tendenze generazionali offrono all’artista italo-spagnolo gli spunti per rielaborare immagini da svariati contesti, con tematiche riprese a intermittenza durante la sua carriera.
Attraverso i cicli pittorici che rappresentano il percorso di EVM, acronimo di Esteban 8626 -Villalta Marzi, la mostra al PAN presenta una selezione di opere in cui personaggi come supereroi,ballerine di flamenco e toreri dipinti su originali scenari barocchi rivelano un proprio carattere, da cui il titolo della mostra stessa. Da Hulk raffigurato accanto a una ballerina a Batman che balla il flamenco, i protagonisti dei quadri appaiono, infatti, decontestualizzati e riletti secondo modalità complesse e mai didascaliche, dentro una dimensione in cui emerge la loro forza e personalità. I “Blood Runners”, gli “Ice Guys”, le “EVM Girls” con i loro tacchi altissimi e la loro sensualita da nuovo millennio, saranno visibili al PAN insieme agli altri personaggi che hanno accompagnato I’artista lungo la sua carriera.
Come spiega il curatore della mostra, i personaggi non si limitano a inquadrare un’estetica ma definiscono un contesto storico e una critica sociale, si veda il caso della “Movida madrilena” o del graffitismo urbano, fenomeno anticipatore della Street Art.
La mostra antologica evidenzia un percorso artistico di profonda coerenza estetica che ha definito negli anni un territorio con un forte carattere, il territorio hyperpop di EVM.
INIVITO C(H)ARACTER POP EVMLa New Pop Art e una derivazione successiva della Pop Art, una “Seconda onda artistica Pop”, creata da artisti il cui merito e stato quello di rigenerare I’estetica Pop per riflettere, in chiave rinnovata, sulle realtà politiche e sociali in corso.
II progetto espositivo, oltre 40 anni di pittura dentro e attorno alla figurazione, mostra
I’evoluzione per gradi e tematiche dentro un’estetica esplosiva, con una selezione di opere che delineano personaggi di carattere, universali, impressivi e narrativamente aperti.
La linea curatoriale ha diviso la mostra per epoche e tematiche, con una selezione di opere riprese a intermittenza lungo una carriera in cui hanno vinto la coerenza estetica e I’omogeneità tematica. La cultura Pop e qui espressa nel senso più ampio, le radici spagnole e il carattere italiano si fondono con attento equilibrio, mescolando la carnalità drammaturgica del mondo spagnolo con la teatralità narrativa dell’universo italiano, rappresentato attraverso originali sfondi barocchi. II Barocco, ultimo linguaggio universale prima della cultura Pop, entra cosi in corto circuito con quest’ultimo, creando una metodica complessa come quella della New Pop Art.

Biografia
Esteban Villalta Marzi nasce a Roma il 28 Novembre 1956. Vive e lavora tra Roma, Madrid e Palma di Majorca. Diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma, dal 1978 inizia a esporre in Italia e nelle principali città europee. A New York e stato protagonista al MOMA’S Coffee in occasione dell’opera teatrale di Dario D’Ambrosi tratta da “A Clockwork Orange” di Anthony Burgess. Nei primi Anni Ottanta, da vero antesignano dei graffiti pittorici, crea pitture ambientali sui muri urbani, nelle discoteche, nei negozi, sui set cinematografici. Lo invitano alla prima “Biennale di Arte Mediterranea” a Barcellona insieme ad artisti come Andrea Pazienza, Marco Tamburini, Pedro Almodovar, Alberto Garcia-Alix, Fabio McNamara, Eva Liberty… il ciclo degli esordi ha un titolo profetico: GRAFFITISMI. Sempre negli Anni Ottanta viene premiato per due anni con la borsa di studio del museo Art et Histoire di Ginevra. In
quei giorni dipinge negli spazi della prestigiosa “Halle sud” diretta da Renate Cornu. A
Ginevra realizza una personale presso la galleria Care-off, iniziando poi una collaborazione con il gallerista Erik Frank, il primo a portarlo per diverse edizioni ad Art Basel.
Comincia subito dopo il ciclo ESPRESSIONISMO FEROCE, segnato dalla chiara influenza di Parigi, città in cui I’artista risiede per un breve ma intenso periodo. A meta degli Anni Ottanta torna a Madrid e inizia una collaborazione con la galleria Juana de Aizpuru. Vince anche la borsa di studio della Casa Velasquez.
Tra gli anni Ottanta e Novanta diventa un membro attivo del movimento artistico “Movida Madrilena”, confermandosi come uno dei maggiori esponenti della Pop Art europea. Viene invitato dal Museo Sainsbury Centre For Visual Arts (insieme ad artisti come Eduardo Arroyo, Equipo Cronica, Ouka Lele, Carlos Pazos, Dis Berlin) per la mostra “Spain is Different” (1998).
Da quel momento la critica lo annovera tra i più maturi rappresentanti della cosiddetta “New Pop Art”.
Torna quindi a Roma dove si dedica a diversi cicli pittorici. Uno di questi cicli,
e GESTUALITA POP dove I’artista rappresenta, quasi sempre in close up, gesti quotidiani che hanno come protagoniste le mani. I vari cicli non vengono mai abbandonati dall’artista, al contrario la sua natura onnivora trasforma ogni singolo tema con innesti ed evoluzioni continue. Inizia negli Anni Novanta la serie di toreri cattivi dal titolo TOREROS MALEVOS. E’ la nascita di una lunga collaborazione con il curatore Gianluca Marziani che nel 1997 presenta la sua personale BLOOD RUNNER presso lo studio Soligo di Roma. Di questo periodo sono anche le ballerine di flamenco e i personaggi della cultura spagnola, raccolti assieme nell’installazione “Corrida Notturna”, esposta alla Fundacio Miro per la sua personale del 2001. In seguito presenta I’evoluzione dei suoi graffitismi con la serie SUPEREROI (che appunto erano i personaggi principali degli Anni Ottanta), alternando questo primo ciclo con
i manga delle serie ICE GUYS e BOYS & GIRLS. Attualmente EVM ha ripreso con forza il ciclo
FETISH, essendo questo il tema centrale dei suoi ultimi lavori che rappresentano la sua tappa più intuitiva e personale.

Dr. Harry di Prisco
Giornalista
Via F. Petrarca, 101/B
80122 NAPOLI
tel./fax: 0817690277
cell. 3355804462
email: harrydiprisco@libero.it

Girolamo Ciulla L’artista e altri animali di Beppe Sebaste

 

Ciullainvito (2)Girolamo Ciulla L’artista e altri animali di Beppe Sebaste

Mi è venuta voglia di scrivere una poesia usando solo i titoli delle opere di Girolamo Ciulla (tutte, non solo di questa mostra) e nessun’altra parola. Una successione e ripetizione di barca, arca, tempio, sposa, spiga, lepre, coccodrillo, scimmia, civetta, asino, capra, gufo…, ma anche angelo, ariete, Demetra, Cerere, stele, San Giorgio, annunciazione, realizzazione, costruzione (di templi, N.d.R.), e di nuovo spighe, coccodrillo, lepre, angelo, Cerere, grano etc. Molte sue opere, soprattutto tempere, sono “senza titolo”, ma se ne avessero uno basato su ciò che raffigurano ricorrerebbero ancora molte di queste parole. Questa poesia le concatenerebbe tra loro in una “accumulazione” (è il termine tecnico-retorico) grazie a una parolina bellissima che è forse la più frequente nei titoli di Ciulla: la congiunzione con (latino cum), la più relazionale e accogliente delle parole, fondamento di ogni comunità: Demetra con ariete, Ariete con spiga, Sposa con civetta, e così via. Naturalmente, le combinerei tra loro in tutti i modi possibili.

Sarebbe una poesia ritmica e ricca di assonanze interne, anafore, rimandi, ritorni, specularità, con un climax o anticlimax non solo estetico e musicale, ma pieno di rivelazioni, un fraseggio jazz fatto di continue variazioni tra il nuovo e il sempre-uguale. Poi ho pensato: ma non è esattamente questo che Girolamo fa da sempre? Non funziona così la stessa storia dell’arte, per esempio quella generosamente riassunta dalle opere di Ciulla?

 Ecco, dovrei e potrei fermarmi qui, perché tutto il resto non sarà che un’inutile chiosa a quella poesia, che peraltro ancora non esiste. Vi invito allora a vedere e rivedere come ho fatto io le opere di Ciulla, fino alle sue ultime sculture, i bassorilievi, gli “stiacciati” – cioè i segni e i disegni eseguiti direttamente sulla pietra, o sull’amato travertino – , i disegni su carta, fino ai carboncini di questa mostra. Io l’ho fatto, ritrovando il suo dialogo ininterrotto con le sorgenti della nostra cultura non solo visiva, quella dimensione narrativa, cioè mitica, in cui natura e cultura beatamente si confondono. La dea Cerere e il grano, la fertilità e il rinascere, l’umanità e le stagioni, la terra e il sacro, gli animali e i templi, la natura e la sua rappresentazione, che diviene anch’essa natura, e così via. Sculture e disegni, senza che vi sia una gerarchia tra i generi, sono in Ciulla variazioni di una gioiosa celebrazione delle radici del suo e del nostro immaginario.

   Ma Ciulla non è solo un grande artista mitografo. Non si limita a tramandare miti, ma li inventa e li ricrea. Sa che, per usare la bella formula di Gustav Mahler, “tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Sarebbe sbagliato ricondurlo nell’alveo nostalgico di un sempre possibile classicismo. Ciulla è piuttosto un artista e scultore barocco (parola che da secoli designa l’irrequietudine dell’avanguardia e della sperimentazione) e anche questo per fedeltà alla propria origine.

Pensate che meraviglia: nato a Caltanissetta, Cielo di cognome – “Ciulla” ne è una variante –, figlio di un padre giostraio, e residente da decenni a Pietrasanta, dove ho avuto anch’io una lunga familiarità quotidiana con la sua ironica figura impolverata di marmo. Il barocco di Ciulla non solo irradia meraviglia e si nutre di stupore, ma spinge sempre più avanti i confini della sua ricerca. Barocco è la maniera sempre nuova di introdurre inquietudini e variazioni non solo formali là dove ci si aspetta una rassicurante conferma. Il suo sovvertimento dei canoni non è che una forma più alta di fedeltà alla tradizione. E forse più profonda, perché Ciulla, oltre che al barocco, alla classicità “greca”, araba e normanna, mi è sempre parso misteriosamente collegato a una tradizione più remota e archeologica, quella che nell’ambito delle lingue è chiamata, a torto o a ragione, “indoeuropeo”, dove le parole “madre” e “materia”, come in sanscrito, risultano sorprendentemente essere sinonimi.

   (E a questo proposito: sarà perché sono tornato da poco da un lungo soggiorno in India alle sorgenti di Madre Ganga, sopra e dentro l’Himalaya, ma mi sono posto la domanda buffa e fascinosa di come sarebbero le opere di Ciulla se lui fosse nato in India; quali variazioni iconiche nell’ambito dell’arte e del sacro avrebbe operato, quanta “nuova” bellezza avrebbe offerto al mondo rappresentando templi, animali, rinascite, divinità e trasmutazioni, cioè avatara. O la stessa Ganga, che più che un fiume è una divinità, e si manifesta seduta su un coccodrillo. La sua amata Cerere, in greco Demetra, sarebbe forse tornata alla matrice più arcaica di Lakshmi, Divinità dell’abbondanza e della grazia, dell’elargizione generosa e naturale?)

 Ciulla, dicevo, ci sorprende sempre, pur essendo ogni volta riconoscibile. Lo fa ora con questi bellissimi disegni su carta, disegni animati e animali. Ora non posso ignorare che mai come in questi anni si dedicano opere e libri al tema degli animali, e intanto la tastiera del mio computer insiste a mutare la parola “animali” in “anomali”. Inconscio della tastiera: gli animali sono anomali e ci turbano perché sono l’alterità per eccellenza, ma nello stesso tempo la loro inermità li rende paradossalmente più umani dell’uomo. È la questione filosofica della “vita nuda”, che sfuma la frontiera artificiale che separa nel vivente “l’umano” e “l’animale”.

Forse anche per questo i disegni animali di Ciulla sono tutti autoritratti, anche se il loro modo di riflettere è anch’esso anomalo: come se fossero non davanti, ma dietro uno specchio, nel senso che il loro mondo è quello dietro lo specchio; così che, riflettendoci in essi, vediamo un altro da noi, o la nostra nudità. Un altro modo, forse, di definire il mondo parallelo del mito. Gli animali ci riguardano, sì, ma non ci guardano. Come insegnava Rilke nella sua sublime Ottava Elegia, loro, a differenza degli umani, sanno guardare in faccia l’infinito: “La creatura, qualsiano gli occhi suoi, vede / l’Aperto. / […] / Quello che c’è di fuori, lo sappiamo soltanto / dal viso animale…”

Gli animali disegnati da Ciulla sono infatti anche animali che sognano, che contemplano, cioè costruiscono templi. Non hanno problemi a farsi vedere in questa loro altolocata funzione. Ogni animale è correlato a un simbolo o un archetipo (il cum, il “con”) quasi un compito fisico o metafisico da assolvere: un ariete che contempla un gufo che cova un tempio sormontato da una spiga, un asino che scruta e annusa un tempio e le sue proiezioni geometriche, una gallina che custodisce una covata di templi, e ancora civette con foglie, lepri con spighe, e così via, in uno spazio bianco e umile in cui aleggia un non so che di divino.

   Non voglio concettualizzare, non apro neppure il dizionario dei simboli. Non voglio sapere. Anche l’uomo disegnato è un animale, la razza è quella degli artisti, che confondono volentieri il fare col sognare. Ma preferisco dirlo con queste parole illuminanti di Walter Benjamin che ricordo a memoria: “Il fare è un mezzo per sognare. Il sognare è un mezzo per rimanere desti”.